Lo ha annunciato il sacerdote rettore. Dovrà essere lo Stato francese, proprietario della struttura che non era assicurata, a farsi carico dei costi per il restauro del monumeto
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Notre-Dame rimarrà chiusa al pubblico per cinque-sei anni. Lo riferisce il sacerdote rettore della cattedrale. La cattedrale, inoltre, non era assicurata e quindi dovrà essere lo Stato francese, proprietario della struttura, a farsi carico dei costi per il restauro del monumento andato a fuoco. Lo Stato francese, infatti, per norma è assicuratore di se stesso per quanto concerne gli edifici religiosi dei quali è proprietario.
L'aiuto della colletta privata - Allo Stato francese verranno, comunque, in aiuto le sottoscrizioni della colletta privata, che solo nella giornata di martedì ha toccato quota 700 milioni di euro e dovrebbe superare a breve il miliardo. Il ministro della Cultura, Franck Riester, ha comunque garantito che "lo Stato farà quello che serve".
La solidarietà delle cattedrali di Francia - Intanto, le campane di tutte le cattredrali di Francia suoneranno mercoledì alle 18.50, l'ora in cui lunedì è scoppiato l'incendio a Notre-Dame. Lo riferisce France Info. Un gesto di solidarietà che vuole simboleggiare anche l'unità nazionale di fronte al disastro. La diocesi di Parigi ha, inoltre, annunciato la "delocalizzazione" delle messe pasquali: nella chiesa di Saint-Sulpice sino a sabato e il giorno di Pasqua a Saint-Eustache.
Il messaggio del Papa - "Colgo questa occasione per esprimere alla comunità diocesana di Parigi, a tutti i parigini e all'intero popolo francese il mio grande affetto e la mia vicinanza dopo l'incendio nella Cattedrale di Notre-Dame": sono queste le parole di vicinanza pronunciate da papa Francesco nei saluti ai pellegrini francesi presenti all'udienza generale in piazza San Pietro. "Cari fratelli e sorelle, sono rimasto addolorato e mi sento tanto vicino a tutti voi, a quanti si sono prodigati anche rischiando di persona per salvare la basilica va la gratutidune di tutta la Chiesa. La Vergine Maria li benedica e sostenga il lavoro di ricostruzione, possa essere un'opera corale a lode e gloria di Dio", ha detto il pontefice.
Un concorso internazionale per rifare la guglia - Nel frattempo, la Francia lancia anche un concorso internazionale per architetti per la ricostruzione della guglia, crollata durante l'incendio e divenuta il simbolo dell adevastazione subit adalla cattedrale. Ad annunciare il concorso è stato il premier francese, Edouard Philippe. "L'obiettivo è ridare alla cattedrale una nuova guglia adatta alle tecniche e alle sfide della nostra era", ha aggiunto in una conferenza stampa presentando un progetto di legge che prevede anche una sottoscrizione nazionale.
Primo allarme incendio ignorato per un bug informatico - Dalle indagini per cercare di chiarire le cause dell'incendio di lunedì sera, pare che il primo allarme scattato sarebbe stato ignorato a causa di un bug informatico. Lo scrive Le Parisien secondo cui due agenti della sicurezza, ascoltati dalla polizia, hanno detto che il focolaio era stato localizzato alla base della guglia, lato Senna, ma di essere stati indirizzati verso un punto sbagliato proprio da un bug informatico nel sistema. L'origine delle fiamme è stata dunque trovata molto più tardi.
Pompieri: "Senza il nostro intervento le torri sarebbero crollate" - Emergono anche nuovi racconti fatti da chi, quella sera, era letteralmente in prima linea. "E' chiaro che se non fossimo stati così veloci, le due torri sarebbero crollate, è una certezza": lo ha detto il portavoce dei pompieri di Parigi, Philippe Demay, in conferenza stampa a Parigi. "E' il maggiore intervento che abbia mai fatto, Notre-Dame è qualcosa di particolare. La gente ci ringrazia, ci consegna dei regali. Si sono commossi per il nostro intervento nella cattedrale", ha ammesso Demay.
"Frontoni laterali restano a rischio crollo" - Restano, in ogni caso, ancora forti preoccupazioni per il rischio crolli. Secondo il comandante dei pompieri, Gabriel Plus, "c'è una minaccia sulle ghimberghe" ovvero i frontoni triangolari sui lati della cattedrale che una volta venivano sorretti dal tetto e che ora sono a cielo aperto. "Non si reggono più sul tetto, ma si reggono su loro stessi, sono quindi esposti al vento. Per questo motivo bisogna togliere del peso", ha spiegato. Secondo il parere di alcuni esperti, le ghimberghe potrebbero dunque essere in parte rimosse, per evitare che il loro crollo crei ulteriori danni, incluso al prezioso rosone.