Strage di Aurora, la giuria non condannaa morte James Holmes: "solo" l'ergastolo
© ap-lapresse |
© ap-lapresse |
Denver, nel 2012 l'uomo travestito da "Joker" aprì il fuoco all'interno di un cinema uccidendo 12 persone durante la prima de "Il Cavaliere Oscuro. Il Ritorno"
© ap-lapresse
James Holmes è stato condannato al carcere a vita, senza possibilità di uscire sulla parola, per la strage al cinema di Aurora a Denver del 2012. Holmes, travestito da "Joker", era entrato nel cinema e aveva iniziato a sparare sulla folla, uccidendo 12 persone.
© ap-lapresse |
© ap-lapresse |
Manca l'unanimità, Holmes scampa la pena di morte - Dopo averlo dichiarato colpevole di oltre 160 capi di accusa, la giuria si è trovata a decidere il destino di Holmes ma gli ha evitato la condanna a morte, prevista in Colorado. L'accusa, data la violenza del gesto di Holmes, aveva chiesto che fosse condannato a morte con un'iniezione letale. La difesa ha invece sottolineato come il suo gesto non fosse dettato da odio o ricerca di notorietà, ma da una profonda forma di schizofrenia.
La giuria ha deliberato meno di un giorno per raggiungere il verdetto: la sentenza per la pena di morte deve vedere tutti i giurati d'accordo. E nel caso di Holmes questo accordo non è stato, hanno spiegato i giurati, raggiunto.
La strage del cinema Aurora - Holmes era entrato nel cinema di Aurora, vicino Denver, mascherato da Joker, il cattivo della saga di Batman, durante la prima de "Il Cavaliere Oscuro. Il Ritorno". Salito sul palco ha lanciato lacrimogeni e iniziato a sparare sulla folla, uccidendo 12 persone e ferendone altre 70.
Dopo un lungo processo, la giuria lo ha ritenuto colpevole, respingendo la tesi dell'infermità mentale con cui la difesa aveva cercato di mitigare la condanna e contrastare 163 capi d'accusa. L'accusa ha invece dipinto Holmes come un ragazzo con problemi caratteriali ma assolutamente sano di mente: un giovane metodico in maniera quasi maniacale e spinto da un profondo senso di rabbia, aumentato dal fatto di essere sempre più isolato a scuola. Decisive sono poi state le testimonianze delle famiglie delle vittime, che lo hanno definito "un animale".