Più di 300 persone vennero uccise il 13 luglio 1995, ma i caschi blu non intervennero: la sentenza dell'Aja inchioda l'Olanda
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A distanza di 19 anni dalla strage di Srebrenica, il tribunale dell'Aja ha dichiarato l'Olanda civilmente responsabile del genocidio avvenuto nel piccolo paese tra le montagne bosniache. Il 14 luglio del 1995 più di 300 uomini e donne di fede musulmana caddero durante la guerra dell'ex Jugoslavia per mano dei soldati serbi. Il massacro sarebbe potuto essere evitato secondo questa sentenza, dal momento che i caschi blu, inviati dall'Onu col compito di proteggere la popolazione, non intervenirono come avrebbero dovuto.
Cronaca di un genocidio
Ma cosa accadde quel pomeriggio di 19 anni fa? Tutto iniziò dall'assalto da parte delle truppe serbo-bosniache capeggiate dal generale Ratko Mladic, che avanzarono verso Srebrenica - posta sotto la tutela dell'Onu - conquistandola.
Dopodichè, diedero inizio a delle vere e proprie esecuzioni, trucidando circa 8 mila persone, tra i quali uomini ma anche vecchi e bambini piccoli. Qui entrano in gioco i caschi blu olandesi, che al momento dell'avanzata delle forze di Mladic su Srebrenica si trovavano asserragliati in una base militare nei dintorni del paese.
Totalmente impreparati a reagire all'attacco, dal momento che avevano l'ordine di non reagire, non opposero resistenza alle azioni criminali delle truppe. A loro difesa venne anche detto che in quel momento si trovassero sprovvisti di mezzi militari adeguati.
Ma il peggio doveva ancora arrivare: circa 5 mila musulmani si erano rifugiati intanto nella base Onu, ma all'arrivo dei serbo-bosniaci questi furono consegnati alle truppe di Mladic. Il destino dei bosniaci era segnato: da lì furono condotti nel villaggio di Potocari per poi essere barbaramente uccisi.