Il fotografo cinese Liu Jian trapiantato negli Usa ha commemorato le vittime del massacro
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Alla vigilia del trentesimo anniversario di Piazza Tiananmen un fotografo cinese trapiantato negli Usa ha commemorato le vittime del massacro condividendo per la prima volta le foto da lui scattate dell'evento quando era studente. Sessanta rollini, circa 2000 drammatiche immagini, erano rimasti fino ad ora sotto chiave a Pechino. Liu Jian, il fotografo, li ha recuperati decidendo di svilupparli e pubblicarli "perché i giovani cinesi non hanno idea di quello che è successo".
In Occidente la protesta di piazza Tiananmen e le stragi del 4 giugno sono considerate un evento fondamentale e importantissimo della storia del ventesimo secolo, ma in Cina il solo parlarne e' un vero e proprio tabu'. Tra i giovani ignari di quanto accaduto alla generazione dei loro padri c'era anche la figlia sedicenne di Liu, nata e cresciuta in Cina. "Piazza Tienanmen e' ancora li'. Le persone che hanno vissuto il massacro sono ancora vive. Ma i giovani cinesi non lo sanno, ed e' stato solo 30 anni fa", ha detto il fotografo al giornale in lingua cinese Epoch Times che ha ottenuto la prima esclusiva delle immagini assieme alla rete televisiva basata negli Usa Ntd che trasmette in cinese senza filtri della censura. Per tre decenni Liu aveva cercato di dimenticare. Il fotografo aveva 20 anni quando, catturato dallo spirito del movimento degli studenti, per 50 giorni si era unito a loro fotografando dall'interno della protesta:
"Pensavo che grazie a loro la Cina sarebbe diventata un luogo ogni giorno migliore", ha detto oggi al New York Times. Scatto dopo scatto, fino a quella fatidica notte tra il 3 e il 4 giugno quando l'esercito cinese marcio' sulla piazza aprendo il fuoco sui civili per stroncare la protesta nel sangue: centinaia, forse migliaia di morti, nessuno ha mai saputo dire esattamente quanti. Quel giorno, nell'aria ancora l'odore del sangue, Liu vide venti cadaveri crivellati di proiettili sul pavimento di un ospedale. Fece le ultime foto come atto di testimonianza. Poi scappo', cercando di dimenticare. I 60 rullini non furono mai mandati a sviluppare: questo probabilmente li ha salvati dalla distruzione a cui sono andate incontro l'80 per cento delle immagini scattate a Piazza Tienanmen.
Pubblicando le foto adesso, a 30 anni di distanza, Liu si è unito a un piccolo gruppo di storici, scrittori, artisti e fotografi che stanno cercando di raccontare quel capitolo di storia che le autorità cinesi vorrebbero cancellato dalla memoria collettiva. Dopo aver avuto per anni uno studio fotografico a Pechino prima di trasferirsi a Los Angeles nel 2016, in marzo Liu ha chiesto a un amico di portargli i negativi dalla Cina. Li ha trasformati in files digitali e li ha visti per la prima volta da allora. "Voglio dire al mondo: non dimenticate la storia", ha detto il fotografo che, per diffondere pubblicamente i suoi scatti, ha avuto l'aiuto di Humanitarian China, una organizzazione californiana nata per sostenere dissidenti cinesi e le loro famiglie.