Arrestato per aver esibito un cartello al Cairo, il 24enne statunitense tornerà a casa dopo 500 giorni di prigionia | Lo studente dell'Alma Mater di Bologna nominato cittadino onorario dal consiglio comunale
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Uno studente americano detenuto senza processo in una prigione egiziana per quasi 500 giorni è stato liberato ed è tornato negli Stati Uniti. Il 24enne Mohamed Amashah era stato arrestato per aver esibito un cartello in piazza al Cairo. "Questa storia ci insegna che le pressioni a un certo punto pagano", ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, rinnovando l'appello al governo affinché prema con Il Cairo per la liberazione di Patrick George Zaky.
"Confidiamo in Conte" - Dopo la liberazione del ragazzo americano, Amnesty International ha subito fatto pressione al Governo italiano. "500 giorni in carcere per uno studente che innalza un cartello sono un tempo enorme", ha commentato il portavoce italiano Riccardo Noury, "ma questa è la dimostrazione che le pressioni pagano. Il Presidente Trump è riuscito a far scarcerare un cittadino americano, speriamo che il nostro Primo Ministro Conte riesca a ottenere lo stesso risultato per un cittadino egiziano e bolognese". Patrick Zaky è infatti stato nominato cittadino onorario del capoluogo emiliano grazie ad una delibera speciale del consiglio comunale.
Attualmente il ragazzo si trova in carcere alle porte del Cairo. La prossima udienza per il rinnovo delle detenzione è prevista per il 12 luglio. Le pressioni di Amnesty sono arrivate dopo l'annuncio da parte del Governo di Al-Sisi di voler concedere la grazia a 530 detenuti per decongestionare le strutture carcerarie..
La lettera ai genitori - "Sto bene, mi mancate, tornerò libero". Queste le poche parole che George Patrick Zaky ha scritto in una lettera indirizzata ai suoi genitori e inviata direttamente dal carcere di Tora, alle porta del Cairo.
Il caso di Amashah - Mohamed Amashah, 24enne residente nel New Jersey, è stato detenuto senza processo per aver esibito un cartello in piazza Tahir, nella capitale egiziana. Lo studente, come molti altri prigionieri politici, è stato trattenuto con l'accusa di aver fatto "uso improprio dei social media" e di aver "aiutato un gruppo terroristico". Appoggiandosi alla legge vigente in Egitto, l'accusa ha utilizzato queste motivazioni per prorogare più volte i 15 giorni di detenzione pre-processuale. Per poter far ritorno negli Stati Uniti, il ragazzo è stato costretto a rinunciare alla cittadinanza egiziana.