Fissata la data della prima udienza-filtro: verranno richiesti 4 anni di carcere per l'autista del bus. "Finalmente qualcosa si muove ma pena simbolica", commentano le famiglie delle vittime italiane
Finalmente. Finalmente qualcosa si muove. Finalmente si è arrivati alla fissazione di una data per l'inizio del processo. Finalmente qualcosa può cambiare. E' una serie di "finalmente" che rimbalza tra le famiglie delle 13 studentesse del programma Erasmus morte in Spagna, in un incidente stradale, il 20 marzo del 2016. Perché i giudici spagnoli del tribunale di Amposta, come anticipa La Repubblica, hanno fissato la data della prima udienza-filtro per il 15 di settembre: il pubblico ministero formulerà la richiesta di condanna per l'autista del bus, unico imputato per la strage. Quattro anni di carcere con il rito abbreviato, "una richiesta simbolica", commentano i parenti delle 7 vittime italiane.
Una speranza di giustizia che si riaccende, dopo anni di battaglie, delusioni e archiviazioni. I magistrati spagnoli ora promettono un processo rapido. "Spero che il loro rapido non corrisponda a quanto impiegato per iniziarlo", afferma a La Repubblica Paolo Bonello, padre di Francesca, una delle vittime.
L'ipotesi di accusa nei confronti dell'autista 62enne del bus è di "omicidio imprudente". Così nei mesi scorsi si è chiusa l'istruttoria, sono scaduti i termini entro cui la difesa del conducente del pullman avrebbe ancora potuto fare ricorso. I suoi avvocati, però, non si sono opposti alla decisione della Corte di Tarragona: nell'ottobre 2019, ricorda La Repubblica, aveva respinto una terza richiesta di archiviazione del procedimento fatta dal giudice istruttore di Amposta. Quindi il processo si farà. Finalmente.
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