Catherine Russell, direttrice generale dell'UNICEF: "Aumentano gli abusi nel Paese, con impatti fisici e mentali a lungo termine sui sopravvissuti"
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I responsabili di alcune agenzie dell'ONU - OCHA, UNHCR, UNICEF, UNFPA e OMS - esprimono "sconcerto e condanna" per i crescenti casi di violenza sessuale in Sudan. Nel Paese, dopo il referendum che ha sancito la secessione del Sudan del Sud, sono cresciuti i casi di donne e ragazze sfollate e rifugiate. I funzionari delle agenzie chiedono la fine degli abusi utilizzati come "tattica di guerra per terrorizzare le persone".
La crisi in Sudan - "Auspichiamo indagini rapide, approfondite, imparziali e indipendenti su tutte le presunte gravi violazioni e abusi dei diritti umani e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. I responsabili devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni" dichiarano i rappresentanti. Tutte le parti sono invitate a rispettare i loro obblighi in materia di diritto internazionale umanitario e dei diritti umani per proteggere i civili, comprese le donne e le ragazze, consentendo un passaggio sicuro ai sopravvissuti per accedere all'assistenza sanitaria e agli operatori sanitari per raggiungere le strutture sanitarie.
"Si tratta di una violazione dei diritti umani" - Catherine Russell, direttrice generale dell'UNICEF, afferma: "Stiamo assistendo ancora una volta a un aumento di orribili violenze sessuali durante i periodi di crisi. Si tratta di una violazione dei diritti umani pervasiva, ma troppo spesso nascosta, che può avere impatti fisici e mentali devastanti a lungo termine sui sopravvissuti. È fondamentale progettare piani di prevenzione e risposta che mettano al centro le esigenze delle donne, delle ragazze e di tutti i sopravvissuti". I responsabili di OCHA, UNHCR, UNICEF, UNFPA e OMS hanno inoltre ricordato "la necessità di ampliare celermente i servizi di risposta e prevenzione alla violenza di genere in Sudan e nei paesi vicini, dove tutti coloro in fuga dalle violenze hanno trovato sicurezza come rifugiati, per rispondere ai crescenti bisogni".
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I combattimenti tra l'esercito e le milizie - Da aprile, vanno avanti in Sudan scontri tra l’esercito regolare sudanese, comandato dal presidente del paese, il generale Abdel Fattah al Burhan, e il gruppo militare Rapid Support Forces (RSF), un esercito parallelo che conta tra i 70 e i 100 mila membri. La milizia è guidato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemedti, che punta a ottenere il controllo del Paese. Dopo la fine del regime di Omar al Bashir, nell'ottobre del 2019, con un colpo di stato due anni dopo, Burhan e Dagalo avevano unito le forze per rovesciare il governo civile, instaurando una nuova dittatura militare. Da allora il paese è governato da una giunta militare chiamata Consiglio Sovrano, di cui Burhan è il capo e Dagalo il secondo in comando.
Gli abusi di genere in Sudan - "Più di 4 milioni di donne e ragazze in Sudan sono a rischio di violenza di genere, compresa la violenza nelle relazioni di coppia", afferma la stima delle Nazioni Unite. Dall'inizio dei combattimenti in aprile, l'Ufficio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite in Sudan ha ricevuto notizie di 21 episodi di violenza sessuale legata al conflitto, contro almeno 57 donne e ragazze. Le vittime comprendono almeno 10 ragazze. In un caso, circa 20 donne sarebbero state stuprate nello stesso attacco.
I casi a Khartoum e in Darfur - L'Unita' per combattere le violenza contro le donne sotto il ministero dello Sviluppo sociale del Sudan continua a ricevere notizie di violenza sessuale legata al conflitto. Sono stati certificati almeno 42 presunti casi nella capitale Khartoum e 46 nella regione del Darfur. Il numero reale di casi, sottolineano le Nazioni Unite, è senza dubbio molto più alto.
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"Stiamo assistendo a una crisi umanitaria" - Per molte sopravvissute, poi, è difficile denunciare le violenze sessuali a causa della vergogna, dello stigma e della paura di ritorsioni. Denunciare le violazioni e ricevere supporto è reso difficile, se non impossibile, dalla mancanza di accesso umanitario a causa della situazione di sicurezza instabile.
Traumi a lungo termine - Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore dei soccorsi di emergenza (OCHA), dichiara: "È inconcepibile che le donne e i bambini del Sudan - le cui vite sono state sconvolte da questo conflitto insensato - vengano ulteriormente traumatizzati in questo modo. Quella a cui stiamo assistendo in Sudan non è solo una crisi umanitaria, è una crisi di umanità''.