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Sudan, Unhcr: "Dopo due anni di guerra 13 milioni di persone fuggite e aiuti in diminuzione"

Il numero di arrivi di sudanesi in Europa rimane basso, ma nei primi due mesi dell'anno gli arrivi sono aumentati del 38% rispetto al 2024. L'Agenzia ONU per i Rifugiati: "Crisi più devastante al mondo di persone in fuga"

11 Apr 2025 - 17:10
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A due anni dall’inizio della guerra in Sudan, le notizie su questo fronte rimangono estremamente cupe. La crisi più devastante al mondo di persone in fuga si sta verificando nel contesto della peggiore situazione dei finanziamenti umanitari degli ultimi decenni. Il conflitto brutale, che mostra minimi segnali di tregua, ha causato una scia colossale di sofferenza, con famiglie divise, oscurando il futuro di milioni di persone e mettendo a rischio la stabilità regionale. Con l’aumento delle persone costrette alla fuga, i bisogni sono oggi più urgenti che mai.

A oggi, quasi 13 milioni di persone sono fuggite dalle loro case e quasi 4 milioni hanno attraversato i Paesi confinanti: Egitto, Sud Sudan, Ciad, Libia, Etiopia, Repubblica Centrafricana e, più lontano, l’Uganda. Le persone in fuga hanno continuato a crescere nel secondo anno di conflitto, con oltre un milione di persone uscite dal Sudan. I nuovi arrivati riferiscono di aver subito violenze sessuali sistematiche e altre violazioni dei diritti umani, oltre ad aver assistito a uccisioni di massa. La metà sono bambini, tra cui migliaia senza famiglia. Il Sudan è ora il Paese africano con il maggior numero dei suoi cittadini diventati rifugiati.

La situazione a Khartoum

 La recente fine dei combattimenti a Khartoum ha offerto l’opportunità di raggiungere i rifugiati e gli sfollati che per due anni sono stati in gran parte tagliati fuori dagli aiuti. Migliaia di persone hanno iniziato a tornare a Khartoum, così come in altri importanti centri urbani a Omdurman, Wad Madani e nello Stato di Jazeera, ma il loro numero è relativamente basso rispetto ai milioni di persone ancora sfollate.

Aiuti in diminuzione

 L’Unhcr, Agenzia ONU per i Rifugiati, e i partner stanno aumentando il sostegno per assistere le famiglie che decidono di tornare a casa. La guerra ha devastato le infrastrutture e i servizi essenziali della città. Mentre il conflitto e della fuga di persone si intensificano, i fondi sono in ritardo. I finanziamenti per la risposta regionale sono inferiori al 10% di quelli necessari, rendendo impossibile coprire i bisogni di base. Gli ultimi tagli globali ai finanziamenti umanitari mettono a rischio i programmi critici, con le équipe umanitarie costrette a fare scelte irragionevoli e i rifugiati costretti a ricorrere a strategie dannose per soddisfare le loro esigenze di base. Le riduzioni dei finanziamenti arrivano proprio in un momento in cui i bisogni non sono mai stati così grandi. In Sudan, la riduzione dei fondi ridurrà l’accesso all’acqua potabile per almeno mezzo milione di sfollati, aumentando significativamente il rischio di colera e di altre malattie trasmesse dall’acqua. Impedisce inoltre di trasferire i nuovi arrivati in aree più sicure, lontano dai centri di transito sovraffollati al confine in luoghi come il Sud Sudan e il Ciad, dove oltre 280.000 rifugiati rimangono bloccati in luoghi di fortuna senza un riparo adeguato, acqua pulita, assistenza sanitaria o protezione.

L'arrivo dei rifugiati sudanesi in Uganda o in Europa

 In Uganda, l’aumento dei nuovi arrivi dal Sudan, insieme a quelli dalla Repubblica Democratica del Congo, ha esercitato un’immensa pressione sull’istruzione. La riduzione dei fondi fa sì che gli studenti rifugiati e della comunità ospitante debbano studiare in condizioni di un estremo sovraffollamento. L’impatto negativo sulla qualità dell’insegnamento sta scoraggiando le iscrizioni. Per molte ragazze, questo aumenterà il rischio di matrimoni precoci. Per i ragazzi, ciò significa essere costretti a lavorare o a tentare spostamenti non sicuri. In tutti i Paesi che ospitano i rifugiati, gli spazi sicuri vengono chiusi e gli operatori sociali sono stati licenziati, lasciando decine di migliaia di donne e ragazze senza consulenza, assistenza sanitaria e supporto vitale. La mancanza di pace, di aiuti sufficienti e di opportunità nei Paesi di asilo spinge sempre più persone a cercare sicurezza ben oltre i confini del Sudan. Oltre 70.000 rifugiati sudanesi sono arrivati in Uganda. Altri continuano a tentare pericolose traversate verso l’Europa. Sebbene il numero di sudanesi che arrivano in Europa rimanga basso, nei primi due mesi dell'anno gli arrivi sono aumentati del 38% rispetto all’anno precedente. Temiamo che altri non abbiano altra scelta che unirsi a loro.

Nonostante i vincoli, i Paesi limitrofi mantengono aperte le frontiere e le comunità condividono le limitate risorse di cui dispongono. L’Unhcr e i partner mantengono gli interventi in corso, facendo del loro meglio per fornire protezione e assistenza e accompagnare i rifugiati nell’attuale incertezza. Oltre agli aiuti, sono necessari maggiori finanziamenti per lo sviluppo, per evitare che le comunità ospitanti si pieghino di fronte al numero eccessivo di nuovi arrivi e per consentire a chi torna a casa di ricostruire. Ma con le linee di conflitto che si spostano, le persone in continuo movimento e le risorse che si esauriscono, la speranza si affievolisce. Una soluzione politica per la pace in Sudan è necessaria ora più che mai.

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