Le reazioni

Cecilia Sala arrestata a Teheran, Tajani: "Sta bene, lavoriamo per riportarla in Italia" | Crosetto: "Seguiamo ogni strada"

Il ministro degli Esteri sulla giornalista: "É in buona salute". La società per cui lavora: "É in Iran con regolare visto giornalistico". Schlein: "Siamo molto preoccupati"

27 Dic 2024 - 16:35
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Dopo che la notizia dell'arresto della giornalista italiana Cecilia Sala, fermata il 19 dicembre a Teheran, è stata diffusa dal ministero degli Affari Esteri, arrivano le prime dichiarazioni e reazioni. La giornalista, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, "è in buona salute. Vedremo quali sono i capi di imputazione. Il governo sta lavorando con la massima discrezione per cercare di riportarla in Italia". Ha parlato anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto: "Fin dal primo giorno, da quando è arrivata la notizia dell'inaccettabile arresto di Cecilia Sala da parte delle autorità iraniane, tutto il governo, in primis il presidente Giorgia Meloni e il ministro Tajani, si è mosso per farla liberare - ha scritto su X -. Ogni persona che poteva e può essere utile per ottenere questo obiettivo si è messa al lavoro. Le trattative con l'Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell'opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un'azione politica e diplomatica di alto livello. L'Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada".

Tajani: "Siamo d'accordo con la famiglia

 "Abbiamo agito con discrezione, siamo d'accordo con la famiglia che ci ha chiesto di mantenere il riserbo sulla situazione, così come è stato per Alessia Piperno, che poi è rientrata in Italia. Ora stiamo lavorando con il ministero degli Esteri e il nostro consolato in sintonia con la presidenza del Consiglio", ha detto Tajani, confermando che la giornalista italiana "sta bene" e si trova in una cella singola. "Non possiamo dire altro al momento, stiamo monitorando la situazione con molta attenzione", ha spiegato Tajani, aggiungendo che al momento non si conoscono i capi di imputazione. "Mi sembra che le cose che (Sala) ha detto non fossero particolarmente gravi nei suoi articoli, ha ottenuto anche delle interviste da vertici importanti dei Pasdaran", ha concluso il titolare della Farnesina.

Chora Media: "Era in Iran con regolare visto giornalistico"

 La società di produzione di podcast per cui Sala lavora, Chora Media, ha precisato che la giornalista era partita il 12 dicembre da Roma con un regolare visto giornalistico e le tutele di una giornalista in trasferta. E ha aggiunto che nella Repubblica islamica, dove è stata arrestata il 19 dicembre, ha fatto una serie di interviste e realizzato tre puntate del suo podcast, "Stories". Sala, chiarisce ancora la società, "sarebbe dovuta rientrare a Roma il 20 dicembre, ma la mattina del 19, dopo uno scambio di messaggi, il suo telefono è diventato muto".

La breve telefonata alla madre dal carcere

 A questo punto è scattata la preoccupazione in redazione e i colleghi, "insieme al suo compagno, il giornalista del Post Daniele Raineri, hanno allertato l'unità di crisi del ministero degli Esteri". Sala non si è imbarcata sul volo di ritorno come previsto e "la situazione si è fatta angosciante ", continua la nota. Poche ore dopo però "il telefono si è riacceso: Cecilia ha chiamato sua madre e le ha detto che era stata arrestata, portata in carcere e che aveva avuto il permesso di fare una greve telefonata. Non ha potuto dire altro". Il motivo d'arresto, segnalano a Chora, "non è stato ancora formalizzato". La notizia è stata resa pubblica solo ora "perché le autorità italiane e i genitori di Cecilia ci avevano chiesto di stare in silenzio" sperando che si arrivasse a una rapida liberazione. 

Iran, arrestata la giornalista italiana Cecilia Sala

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Schlein: "Il governo riporti Sala in Italia"

 Sulla vicenda è intervenuta anche la segretaria del Pd Elly Schlein per affermare: "Siamo molto preoccupati per il fermo in Iran della giornalista Cecilia Sala e seguiamo il caso da vicino e con grande apprensione. Chiediamo da subito al governo, con cui siamo già in contatto, di mettere in campo ogni iniziativa utile a far luce su questa vicenda, fare chiarezza sui motivi di questo trattenimento e, soprattutto, a riportare Cecilia Sala in Italia quanto prima". 

Amnesty International: "Il giornalismo non è reato"

 Un appello alla liberazione arriva poi da Amnesty International Italia, con il portavoce Riccardo Noury che auspica la scarcerazione di Sala, perché "possa riprendere al più presto la sua attività di giornalista, come è suo diritto. Il giornalismo non è reato". 

Conte: "Certo che diplomazia sia al lavoro"

 "Non posso nascondere la preoccupazione per quanto sta accadendo in Iran a Cecilia Sala - scrive in una nota il leader del M5s Giuseppe Conte -. Sono certo che la diplomazia italiana è al lavoro senza risparmio per riportarla a casa sana e salva e confidiamo che venga fatto qualunque sforzo per la sua liberazione e il suo rientro in Italia. In queste ore drammatiche e dense di angoscia, desidero mandare un abbraccio sincero ai suoi cari e alla sua famiglia". 

Renzi: "A casa subito"

 "In questo momento l'unica cosa che conta è che Cecilia Sala torni a casa subito - scrive su X Matteo Renzi -. Massimo sostegno agli sforzi diplomatici del governo. E un abbraccio grandissimo alla famiglia di Cecilia e ai suoi colleghi giornalisti". 

Bonelli: "Il governo agisca"

 Preoccupato anche il deputato di Avs Angelo Bonelli, che chiede "al governo italiano di agire con urgenza per garantire la liberazione di Cecilia Sala e il suo ritorno in sicurezza in Italia. In questa fase, è cruciale che siano adottate tutte le misure diplomatiche necessarie per tutelare i suoi diritti". 

Alessia Piperno, detenuta in Iran nel 2022: "Tieni duro"

 Esprime la sua solidarietà alla giornalista la scrittrice e travel-blogger Alessia Piperno, arrestata in Iran nel 2022 e rilasciata dopo 45 giorni di detenzione nel carcere di Evin, lo stesso in cui si trova Sala. "A Cecilia Sala idealmente dico di tenere duro come ho fatto io per 45 giorni: nel carcere di Evin a noi stranieri fisicamente non torcono un capello, ma mentalmente ti provano molto. So cosa vuol dire il terrore di stare in una cella da soli. Abbraccio i suoi genitori, immagino il loro dolore che è come quello che hanno provato i miei". 

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