La terra non ha smesso di tremare dopo le due scosse catastrofiche di magnitudo di 7.8 e 7.5 della scala Richter
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Il Sud della Turchia e il Nord della Siria sono stati devastati da due scosse di terremoto che hanno raggiunto rispettivamente la magnitudo di 7.8 e 7.5 della scala Richter. Si tratta di un fenomeno di grande intensità che secondo gli esperti non ha ancora liberato tutta l'energia accumulata: lo sciame sismico potrebbe continuare a lungo. Ecco perché si parla di una sorta di "epidemia sismica" prolungata che - come è avvenuto in altre situazioni analoghe - potrebbe proseguire per giorni, mesi o addirittura per anni.
Il luogo in cui si sono verificati gli eventi sismici coincide con un'area del Mediterraneo classificata ad alto rischio. La sequenza delle scosse si è scatenata all’incrocio di quattro placche che si scontrano di continuo, Anatolica, Arabica, Euroasiatica e Africana.
"Viste le dimensioni della faglia che si è attivata, la placca Anatolica si è spostata di almeno 5 metri verso Sudovest". A dirlo il professor Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), in un'intervista al Corriere della Sera. Tuttavia la misura esatta di questo scivolamento della Turchia rispetto alla Siria deve ancora essere rilevata, non appena saranno disponibili i dati dei satelliti Sentinel dell’Esa e CosmoSkymed dell’Asi. La faglia che si è generata è detta "trascorrente a bassa profondità" (con ipocentro tra i 15 e i 20 chilometri). La lacerazione ha coinvolto una zona lunga 190 chilometri e larga 25.
La terra ha continuato a tremare anche dopo le due scosse più distruttive. Impossibile prevedere quanto durerà "l'epidemia sismica" ma fino a quando l’energia accumulata non sarà completamente liberata il fenomeno non si interromperà. Dopo il sisma del 2016 in centro Italia, ad esempio, sono state registrate dall'Ingv altre 140mila scosse, e non sono ancora finite. "Più la magnitudo di partenza è alta, più ci aspettiamo che durino a lungo", ha spiegato Doglioni al quotidiano la Repubblica.
La faglia dell’Anatolia finisce nel Mar Egeo ed è staccata dall’Italia. Tuttavia l'allarme tsunami è stato diramato sulle nostre coste all'indomani del sisma in Turchia. L'allarme è rientrato non appena è arrivata sulle coste calabresi un'onda con bassa energia.