Il reduce di guerra aveva speso le sue energie, con la pubblicazione di libri e l'avvio di raccolte fondi, per aiutare il servizio sanitario britannico durante la pandemia
La "favola" britannica di sir Tom Moore, il reduce di guerra (per tutti Captain Tom) morto all'età di 100 anni nel 2021 con tutti gli onori, dopo aver promosso con incredibile energia una raccolta di donazioni popolari da record al servizio sanitario pubblico (Nhs) durante l'emergenza Covid, non è a lieto fine. La figlia Hannah Ingram-Moore ha infatti ammesso durante un'intervista con Piers Morgan su TalkTv di aver tenuto per sé le 800.000 sterline (oltre 925.900 euro) di proventi dei tre libri che il padre aveva dato alle stampe prima di morire, nonostante la promessa di devolverne il ricavato in beneficenza.
Le migliaia di suoi lettori, inclusi quelli dell'autobiografia del reduce intitolata "Tomorrow Will Be A Good Day", sono stati spinti a comprarli anche dal desiderio di contribuire alla causa di Captain Tom. Ingram-Moore si è difesa dalle domande di Morgan affermando che, in base al volere di suo padre, la famiglia doveva tenere i soldi in una società separata dalla Captain Tom Foundation, creata per continuare l'attività avviata dall'anziano benefattore.
La fondazione tra l'altro era finita al vaglio di un'investigazione dell'authority indipendente britannica incaricata di sorvegliare gli enti di beneficenza, dopo un'inchiesta del giornale online Independent che aveva rivelato sospetti su una gestione discutibile delle risorse incamerate da parte sempre della signora Ingram-Moore.
Il reduce di guerra era stato decorato con il titolo di sir dalla regina in persona pochi mesi prima della morte ed esaltato come un eroe nazionale bipartisan dalla politica della Gran Bretagna.