Ma l'azienda automobilistica replica: "Solo una piccola produzione è delocalizzata". E Ford strizza l'occhio al nuovo presidente e "rimpatria" una fabbrica
Trump contro tutti su twitter: il presidente eletto se la prende prima con GM e poi con Obama. Per quanto riguarda la casa automobilistica, scrive che l'azienda deve "fare le auto negli Usa o pagare pesanti tasse doganali". Il tycoon poi contesta la riforma sanitaria del presidente in carica: "La gente deve ricordare che l'Obamacare non funziona, e non è a buon mercato. 116% di aumenti (Arizona)".
General Motors replica a Trump: In Messico solo una piccola produzione - "Tutte le Chevrolet Cruze vendute negli Stati Uniti sono state prodotte nello stabilimento General Motors di Lordtrom, in Ohio. L'azienda produce la Chevrolet Cruze a cinque porte per il mercato globale in Messico e soltanto un piccolo numero è benduto negli Usa". A precisarlo è la stessa General Motors dopo le dichiarazioni di Donald Trump che ha accusato l'azienda di produrre in Messico per non pagare le tasse negli Stati Uniti e l'ha invitata a riportare la produzione in Usa per evitare di dover pagare "pesanti dazi".
Ford cancella fabbrica in Messico, investe in Usa - Intanto la Ford annuncia di aver annullato la costruzione di una nuova fabbrica da 1,6 miliardi di dollari in Messico e di destinare 700 milioni di dollari per espandere lo stabilimento di Flat Rock, in Michigan. Il colosso Usa dell'auto spiega che il piano di investimento di 1,6 miliardi di dollari previsto per lo stabilimento di San Luis Potosi, in Messico, è stato cancellato. Un annuncio fatto poche ore dopo l'attacco via twitter di Donald Trump a GM.
Trump gongola: "Merito mio" - "Ford cancella fabbrica in Messico, investe in Michigan grazie alle politiche di Trump": il presidente eletto è lesto nel cogliere il successo delle sue minacce alle aziende Usa contro la delocalizzazione, rilanciando un tweet del suo staff poco dopo l'annuncio della casa automobilistica. Ma fonti della Ford hanno detto alla Nbc che Trump non ha nulla a che fare con questa decisione, legata a scelte di mercato. Lo stesso ceo Mark Fields ha però "incoraggiato le politiche pro crescita che il presidente eletto Donald Trump e il nuovo Congresso hanno indicato di voler perseguire".
"@DanScavino: Ford to scrap Mexico plant, invest in Michigan due to Trump policies"https://t.co/137nUo03Gl
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 3 gennaio 2017
Trump tuona sull'Obamacare: "Costa troppo" - Donald Trump torna su un suo cavallo di battaglia, ovvero la riforma della sanità voluta dal presidente uscente Barack Obama nel 2010. "La gente si deve ricordare che l'Obamacare non funziona, costa troppo", ha scritto in un tweet in cui parla di "incrementi del 116% (Arizona)" e cita l'ex presidente Bill Clinton quando lo scorso ottobre - durante un comizio in favore della candidatura alle elezioni presidenziali Usa della moglie Hillary - fece una gaffe sostenendo che l'Affordable Care Act, ossia la riforma sanitaria, "è una delle cose più folli al mondo".
L'11 novembre scorso, nella sua prima intervista dalla vittoria alle elezioni di tre giorni prima, Trump disse al Wall Street Journal di essere disposto a salvare parti della riforma sanitaria. In ogni caso, il suo obiettivo - aveva detto - era agire "rapidamente" perché così come è secondo lui la riforma sanitaria non funziona ed è troppo costosa.
Il tweet odierno dunque non aggiunge nulla di nuovo a quanto già dichiarato. L'intervista era stata concessa all'indomani del suo primo incontro nello Studio Ovale della Casa Bianca con Obama e in essa Trump si era mostrato disposto a salvare due punti cruciali dell'Obamacare: quello che impedisce ai gruppi assicurativi di negare la copertura medica a chi ha condizioni mediche preesistenti e quella che permette a un genitore di garantire con la sua polizza assicurativa una copertura anche i propri figli fino a una certa età. "Le apprezzo molto", ha detto facendo riferimento a quelle due misure.
Muro con il Messico, richiesti dati per costruzione - Donald Trump sembra fare sul serio sul muro al confine col Messico e sul rafforzamento della sorveglianza anti immigrazione: il "transition team" ha chiesto un mese fa al dipartimento dell'Homeland security (corrispondente al ministero dell'Interno) di valutare tutti gli asset disponibili per la costruzione della barriera, nonché le capacità di aumentare la detenzione degli immigrati e di attuare il programma di sorveglianza aerea che era stato ridimensionato da Barack Obama. Secondo la agenzia Reuters sarebbero stati chiesti anche altri chiarimenti, ad esempio se i dipendenti federali abbiano alterato le informazioni biografiche di immigrati conservate dal dipartimento per timori legati alle loro libertà civili.