Il presidente americano promette battaglia per il decreto contro il quale lo Stato di Washington e il Minnesota hanno fatto causa
La battaglia per la difesa del bando sull'immigrazione potrebbe arrivare alla Corte Suprema. Lo afferma il presidente americano Donald Trump, impegnandosi a combattere per il decreto contro il quale lo Stato di Washington e il Minnesota hanno fatto causa, appoggiati da altri 16 Stati e da numero aziende, inclusa la Silicon Valley.
Il tycoon spera comunque di non doversi spingere a tanto. "Porteremo il decreto avanti lungo il sistema giudiziario, perché è molto importante per il Paese", ha affermato Trump. Secondo il presidente, l'Isis ha detto chiaramente che è sua intenzione avere terroristi infiltrati negli Stati Uniti attraverso il sistema dell'immigrazione. "E a noi non è consentito essere duri con le persone che arrivano? Spiegatemi questa", ha tuonato il magnate.
"Non saranno aggiunti altri Paesi alla lista" - Intanto il segretario alla Sicurezza nazionale, John Kelly, ha dichiarato che il governo americano non sta considerando l'ipotesi di allargare la lista dei Paesi interessati dal "Travel ban". A proposito dell'ordine esecutivo, di cui si è assunto la responsabilità, Kelly ha dichiarato: "Lo avrei dovuto rinviare giusto di un po', per parlare con i membri del Congresso, soprattutto con i leader delle commissioni. Invece a prevalere era stata la voglia di agire velocemente, visto che era stata una delle promesse più importanti del presidente Donald Trump in campagna elettorale".
Il divieto, "ban" in inglese, è stato più volte definito una "pausa", per enfatizzare il carattere temporaneo della decisione, anche se nei giorni passati lo stesso Kelly aveva detto che il divieto, in vigore per 90 giorni, potrebbe essere esteso a tempo indeterminato per i cittadini di alcuni dei sette Paesi colpiti.