In un video riproposto sui media locali dopo la strage, si vede il velivolo della tragedia in preda a forti raffiche di vento nell'aeroporto militare moscovita di Chkalovsky
Alla cloche del Tu-154 del Ministero della Difesa russo era riuscito a portare a termine un atterraggio d'emergenza il 29 aprile 2011; quel pilota, Roman Volkov, con 3.500 ore di volo alle spalle, giace ora a 70 metri di profondità nel Mar Nero, dopo che quello stesso aereo di cinque anni fa è scomparso a pochi minuti dal decollo da Sochi nella notte del 25 dicembre. Allora velivolo ed equipaggio riuscirono a sottrarsi alla furia del vento e a mettersi in salvo: la manovra disperata del pilota permise di tornare sulla pista dell'aeroporto militare moscovita di Chkalovsky. La stessa striscia d'asfalto dalla quale il Tupolev inabissatosi a poche miglia dalla costa era partito alla volta di Sochi per quella che doveva essere la sua destinazione finale: la base russa in Siria per i festeggiamenti di Capodanno.
La fortuita coincidenza tra l'incidente del 25 dicembre e quell'atterraggio del 2011 è stata sottolineata da Rt.com, mentre The Moscow Times ha riferito che il pilota al comando allora ero lo stesso ora deceduto nello schianto nel Mar Nero. Lo stesso ministero della Difesa ha reso noto che Roman Volkov era esperto e aveva più di 3.000 ore di volo al suo attivo.
Il Tu-154 realizzò il suo primo volo nel 1982. Il 1° febbraio 1983 entrò a far parte delle forze aeree dell'Urss e poi, alla dissoluzione dell'impero sovietico, della Russia. Dal 2005 aveva base presso l'aeroporto militare vicino Mosca.