In precedenza, se un non musulmano avesse voluto sposare una tunisina avrebbe prima dovuto presentare un certificato di conversione
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In Tunisia ora anche le donne possono sposare un uomo di un’altra fede. E non per forza musulmano. Una decisione che sembra scontata, ma che rappresenta, invece, un grande traguardo per la parità dei diritti. La legge che precedentemente poneva i limiti di religione risale al 1973 e prevedeva che se un uomo non musulmano avesse voluto sposare una tunisina avrebbe dovuto prima presentare un certificato che dimostrasse la sua conversione all’Islam.
La decisione - Lo scorso 13 agosto, in occasione della festa della donna che in Tunisia ricorre in questa data, il presidente Beji Caid Essebsi aveva chiesto al ministero della Giustizia di rivedere la circolare in considerazione del grande numero di tunisine sposate con stranieri. Aveva, quindi, annunciato l’abolizione della legge, definendola incostituzionale. Il ministro tunisino della Giustizia, Ghazi Jeribi, ha infatti annullato la circolare ministeriale numero 216 del 5 novembre 1973. L’ordine è entrato in vigore con effetto immediato.
Le reazioni - ”Tutti i testi legati al divieto del matrimonio della donna con uno straniero (non musulmano), in particolare la circolare del 1973 e tutte le circolari ad essa riconducibili, sono stati annullati. Felicitazioni alle donne tunisine per la consacrazione del diritto alla libertà di scegliere il proprio congiunto”, ha scritto sulla sua pagina Facebook la portavoce del presidente, Saïda Garrach. I gruppi attivi nel paese in difesa dei diritti umani, che chiedevano da anni l’abrogazione della legge del ’73, hanno festeggiato la decisione.
La situazione attuale - La legge valeva solo per le donne. Gli uomini potevano, invece, avere una sposa di qualsiasi credo religioso. Infatti, nonostante la Tunisia sia uno dei Paesi a maggioranza musulmana - il 99% della popolazione - più progressisti in ambito di parità di diritti tra uomo e donna, le disparità continuano a esserci. In caso di eredità, ad esempio, i figli maschi ricevono il doppio rispetto alle donne. Secondo Amnesty International, inoltre, la situazione non è migliorata abbastanza dopo la rivoluzione araba del 2010, mentre per l’Associazione Tunisina delle Donne Democratiche circa il 70% delle donne tunisine è stata vittima di violenza almeno una volta nella vita.
I progressi - In Tunisia, però, rispetto ad altri Paesi musulmani, qualche passo avanti in più è stato fatto: nel luglio 2017, il Parlamento di Tunisi ha cancellato una legge per cui uno stupratore poteva “scampare” la condanna se avesse sposato la vittima. Sempre a luglio, era stata approvata la legge contro la violenza e i maltrattamenti sulle donne. Anche la poligamia non è consentita più, dal 1956.