La Lira turca perde valore e aumenta l'inflazione. Le società non riescono a pagare i debiti ai Paesi esteri e gli elettori sono preoccupati. Per la prima volta a rischio la maggioranza assoluta per Erdogan
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In Turchia c’è attesa per il risultato delle elezioni che si terranno il prossimo 24 giugno. Si voterà per il Presidente della Repubblica, che è anche a capo del governo, e per il Parlamento. Recep Tayyip Erdogan, che ha anticipato di 15 mesi l’appuntamento con le urne, potrebbe vedere per la prima volta minata la possibilità di ottenere la maggioranza assoluta. Il panorama dei candidati è variegato e comprende anche il leader della formazione filo-curda, che viene spesso attaccato da Erdogan. Determinanti saranno le proposte per far fronte al crollo della lira turca e alla grave crisi economica a cui sta andando incontro il Paese.
Il crollo della Lira Ci sono i dati che dicono che dall’inizio dell’anno la moneta turca ha perso il 16% del valore rispetto al dollaro e per ora non sta dando segnali di ripresa. Nel frattempo, poi, l’inflazione ha raggiunto quota 12,5%. Così, la settimana scorsa la Banca Centrale ha deciso di aumentare i tassi d’interesse al 17,5%, in modo da rendere possibile una momentanea distensione. Poi c’è il Presidente Erdogan che non è d’accordo con la misura adottata dalla Banca e che si vanta della crescita del 7,4% registrata nel 2017. "Anche il 2018 è partito alla grande e nonostante gli attacchi economici e gli inganni continueremo a crescere su solide macro-basi", ha twittato pochi giorni fa. Infine ci sono gli elettori turchi: il 51% di loro, secondo un sondaggio realizzato dalla società Metropoll, ritiene che il problema più grande del Paese sia proprio l’economia.
Le debolezze dell'economia Il primo problema è il deficit delle partite correnti. La Turchia cioè sta importando più beni e servizi di quanti ne stia esportando, indebitandosi con altri Paesi. E il divario che continua a crescere in modo esponenziale, passando da 8,4 miliardi di dollari nei primi quattro mesi del 2017 a 16,4 nello stesso periodo del 2018. Ma con la svalutazione della Lira è evidente che le società turche avranno grandi difficoltà a pagare i debiti. Si parla di circa 223 miliardi di dollari, da restituire per metà alle banche nazionali e per il resto a quelle estere. Grandi gruppi come la Oger Telecom, azionista di maggioranza dell’azienda di comunicazioni Turk Telekom, hanno già chiesto la ristrutturazione del debito. Ad aumentare sono state anche le spese di produzione, che registrano un più 20-30%. La conseguenza finale è la perdita di molti posti di lavoro.
Gli economisti sottolineano infatti che la crescita di cui di vanta Erodgan, non è sostenibile, "perché va di pari passo con il deficit delle partite correnti e con l’inflazione che supera gli obiettivi prospettati", come spiega Ugur Gurses su Hurriyet. Inoltre, la maggior parte delle esportazioni riguarda prodotti agricoli e manifatturieri tecnologicamente poco sviluppati, mentre i consumi interni si basano sull’importazione. "La Turchia crede che la crescita avuta durante il periodo di liquidità abbondante e a buon costo sia uno stato di benessere prodotto da sé. Ma ora che questa liquidità sta diminuendo arranca pesantemente", conclude Gurses.
I candidati Oltre all’attuale Presidente della Repubblica, gli elettori potranno scegliere fra almeno quattro alternative. L’unica donna in corsa, Meral Aksener, che è stata anche ministro degli Interni e ha fondato un partito suo, di stampo nazionalista. Temel Karamollaoglu, religioso e conservatore, leader del Partito della Felicità, che critica Erodgan dal fronte islamico, quello paradossalmente a cui il Presidente sta cercando maggiormente di avvicinarsi. Muharrem Ince che si fa portavoce del pensiero laico di Kemal Ataturk, il fondatore del Paese. E infine Selahattin Demirtas, che secondo Erdogan non dovrebbe presentarsi. Giovane, avvocato dei diritti umani e leader della formazione filo-curda, è stato accusato di terrorismo e vicinanza al Pkk. Per questa ragione si trova in carcere, ma non ha ancora ricevuto nessuna condanna. "I motivi della sua detenzione sono molto importanti e dovrebbero comportare un annullamento della sua candidatura", sostiene il Presidente, ma l’organo di controllo ha deciso che Demirtas potrà partecipare anche ai dibattiti televisivi fissati per il 17 e il 23 giugno.