Tra loro anche quattro bimbi. Almeno altre 20 vittime si sono registrate in un naufragio avvenuto ad alcune miglia dall'isola di Lesbo
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Tredici migranti sono morti dopo che il barcone sul quale viaggiavano si è scontrato con un traghetto al largo della città portuale turca di Canakkale. Almeno altre 20 vittime si registrano nel naufragio avvenuto ad alcune miglia dall'isola di Lesbo, nel mar Egeo. Continuano, intanto, gli arrivi di profughi al confine ungherese: il governo magiaro invia un convoglio di mezzi militari.
Tredici le vittime, quattro erano bambini, del naufragio in Turchia, al largo della città portuale di Canakkale, quando un traghetto turco ha urtato un barcone carico di migranti. "Era buio, abbiamo visto la nave che veniva verso di noi. Abbiamo provato a fare dei segnali con le torce e i telefonini, ma non ci hanno visti", ha raccontato uno degli otto superstiti all'agenzia greca Ana, citata dai media turchi.
Ennesima tragedia al largo di Lesbo - Un altro barcone con 46 persone a bordo si è rovesciato nella notte al largo di Lesbo: in 20 sono stati soccorsi dalla guardia costiera greca, gli altri 26 risultano dispersi in mare. Per chi riesce ad approdare ancora vivo in Grecia, l'odissea per la terra promessa continua poi attraverso i Balcani, sempre più nel caos tra barriere di filo spinato, eserciti mobilitati e scambi di accuse. L'Ungheria ha rimosso i blocchi dal valico di Horgos 1 lungo l'arteria autostradale tra Belgrado e Budapest. Ma resta chiuso quello di Horgos 2, con i profughi che hanno ormai cambiato rotta per passare attraverso la Croazia (25 mila in quattro giorni) e la Slovenia.
Ma Zagabria ha, a sua volta, inviato treni e bus a Tovarnik, vicino al confino serbo, per caricare i migranti e portarli comunque, come una patata bollente, alla frontiera ungherese. E Budapest non ha nascosto la propria irritazione: la Croazia "partecipa de facto al traffico illegale di esseri umani", ha accusato il portavoce del governo ungherese. Da qui, altri bus li trasportano in Austria. Dopo i 10.500 profughi arrivati sabato, Vienna ne attendeva altri 7mila, ma a metà giornata si è capito che sarebbero stati, anche oggi, 10mila. Anche la Romania, non ancora coinvolta dal fiume umano, ha mobilitato i militari e realizzato due centri temporanei di accoglienza "in caso di emergenza".