"I bagnini guardavano senza fare niente"

Italiano ucciso da uno squalo nel Mar Rosso, testimoni: "Non è vero che era nella zona vietata, giustizia per lui"

Due turisti, un tedesco e una polacca, assistendo alla scena hanno anche realizzato video: "Nessun medico ha provato a salvare quell'uomo, stava morendo davanti ai nostri occhi e nessuno faceva nulla per aiutarlo"

02 Gen 2025 - 09:05

Disorganizzazione e ritardi. Questa l'accusa di due testimoni, un tedesco e una polacca, che con tanto di video realizzati dalla spiaggia di Marsa Alam, ripercorrono l'uccisione del sub romano Gianluca Di Gioia, attaccato da uno squalo nel Mar Rosso. E con quelle immagini, che riprendono l'accaduto all'interno delle boe che delimitano le acque sicure, sostengono: "Di Gioia non era al largo, i bagnini sono rimasti fermi a guardare e dopo l'aggressione dello squalo nessun medico ha provato a salvare quell'uomo, che stava morendo davanti ai nostri occhi e nessuno faceva nulla per aiutarlo".

Sono drammatiche le parole del turista tedesco, René, così come riportate da Il Messaggero. Anche lui era ospite del resort di lusso dove stava trascorrendo una vacanza Di Gioia con la sua famiglia. "Mi fa arrabbiare - aggiunge -quello che ho letto sui giornali internazionali, quando dicono che Di Gioia stava oltre le boe, che era in una zona vietata. Non è vero. Vorrei fare giustizia per lui e per i suoi cari. Tutto questo è accaduto davanti alla famiglia di quell'uomo, la moglie urlava disperata".

Dal pontile sostiene di aver visto tutto anche Fryzjer, turista polacca che torna a ripercorre quei momenti del 28 dicembre, supportando le parole di René: "Non c'era nessuno che agiva. Il personale dell'hotel è rimasto a guardare sulla banchina come tutti noi. Mi sono stupita ancora di più quando ho capito che il bagnino sul pontile non aveva le chiavi delle barche a motore o dei gommoni. In più chi possedeva quelle chiavi è arrivato in estremo ritardo".

E ancora, come si legge su Il Messaggero: "Ho visto l'uomo che è morto che veniva estratto dall'acqua, ma nessuno sembrava sapere cosa fare. Il corpo veniva portato su un lettino da spiaggia, avvolto negli asciugamani, con la testa scoperta, senza alcuna dignità. Non c'erano barelle, né personale medico disponibile. Solo tanto caos".

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