ACCUSE RECIPROCHE

Ucraina, cosa sappiamo sulla diga distrutta a Nova Kakhovka e perché è importante

Sabotaggio ucraino o detonazione interna a opera dei russi? Ecco quello che sappiamo, dai danni alla paratoia già precedenti al 5 giugno ai livelli idrici fuori dal normale

di Maurizio Perriello
07 Giu 2023 - 13:28

La distruzione in Ucraina della diga di Nova Kakhovka rappresenta un altro snodo di questa guerra ibrida che ha sconvolto il mondo. Mosca e Kiev hanno lanciato le consuete accuse reciproche sulla responsabilità del danneggiamento, mentre le acque del fiume Dnper hanno provocato uno "tsunami" che ha allagato le zone circostanti, costringendo migliaia di persone all'evacuazione. Sabotaggio ucraino o detonazione interna a opera dei russi? Per far luce sull'episodio, ci sono diversi dettagli che possono aiutarci a capire meglio cosa è successo e perché la diga nell'oblast di Kherson è importante per le sorti del conflitto e del Paese.

Fotogallery - Ucraina, colpita diga vicino a Kherson: scambio di accuse tra Kiev e Mosca

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Cosa è successo

 Nella notte tra il 5 e il 6 giugno gran parte della paratoia della diga è crollata. Ne è seguita una vasta inondazione nei territori più a valle sulle sponde del Dnepr. I canali filorussi su Telegram, soprattutto Rybar (legato ai servizi e ai vertici militari russi), hanno pubblicato un video di un'esplosione che ha riguardato proprio quel punto della barriera. Nonostante Mosca sostenga che la struttura sia stata colpita da missili Himars (occidentali) e dall'artiglieria nemica, l'ampiezza del varco (circa 200 metri) escluderebbe il bombardamento tramite vettori di questo tipo. Altrettanto improbabile risulta anche un sabotaggio diretto da parte russa. C'è però una terza ipotesi, ma che nessuna delle parti ha la faccia di sostenere: il crollo "involontario". Crollo però indotto attraverso danneggiamenti non istantanei, ma subiti dalla diga nel corso di settimane. Addirittura anni, se si considera un altro danneggiamento avvenuto nel 2022, questo sì a causa di esplosioni a ridosso dell'invaso. Se si ammette l'assenza di una detonazione mirata, risulta molto probabile che i danni causati dagli scontri precedenti (che hanno raggiunto l'apice tra l'estate e l'autunno 2022), insieme all'impossibilità di riparare la struttura e al forte aumento del livello dell'acqua nel bacino negli ultimi giorni, abbiano portato al crollo definitivo della notte del 5 giugno.

Il fronte bellico sul fiume e l'ipotesi del minamento

 Le sponde del fiume Dnepr sono un autentico inferno: cecchini nascosti sugli alberi, bombardamenti e centinaia di mine russe sparse nell'area. Proprio una di queste sarebbe alla base dell'esplosione che ha provocato lo sversamento, di una larghezza di almeno cinque chilometri e con un'altezza d'onda potenziale di quasi cinque metri. Resta da capire se il minamento è stato "involontario", con un ordigno staccatosi dalla sua posizione originaria e deflagrato in prossimità del ponte, oppure dell'atto deliberato. Senza dimenticare che il viadotto sulla diga era stato già colpito da un razzo ucraino il 6 novembre 2022, quando l'esercito ucraino cercò di tagliare la ritirata alle truppe russe dispiegate sulla sponda ovest del fiume.

Perché distruggere la diga

 L'eventuale atto deliberato sarebbe giustificato dalla tattica, visto che in questo modo Mosca ostacolerebbe molto efficacemente la controffensiva ucraina nell'estuario del Dnepr verso la striscia meridionale occupata dalla Federazione. Dall'altro lato, però, anche Kiev avrebbe seri motivi per distruggere la diga di Nova Kakhovka, primo fra tutti il taglio dell'approvvigionamento di acqua dolce verso la Crimea controllata dai russi. La struttura era stata oggetto di studio da parte di analisti militari già da prima dell'invasione russa, proprio perché strategica. Non solo: l'Ucraina aveva chiuso i rubinetti verso la penisola già nel 2014, dopo la rivolta di Maidan e lo scoppio del conflitto in Donbass. Ecco perché il giorno stesso dell'invasione, il 24 febbraio 2022, la Russia hanno subito preso possesso della città di Nova Kakhovka (50mila abitanti circa), talmente importante da rimandare la conquista di Kherson e altri obiettivi. Quello stesso giorno hanno aperto le paratoie per far fluire l'acqua dolce verso la Crimea.

Diga già danneggiata in precedenza

 È opportuno segnalare che la struttura era stata danneggiata già giorni fa, e per giunta nel punto in cui transita la maggior parte dell'acqua convogliata. Confrontando le immagini satellitari prodotta da Maxar tra il 28 maggio e il 5 giugno, il Washington Post aveva evidenziato il logorio della diga. Secondo il giornalista Evan Hill, dieci giorni fa il ponte stradale che "intercetta" la barriera era ancora integro, mentre il 5 giugno risultava crollato. L'1 e il 2 giugno un tratto di strada attraverso la diga è crollato sotto la pressione idrica, con l'acqua che ha continuato a erodere questa sezione della diga. Entro il 4 giugno la strada è stata completamente spazzata via. Va ricordato inoltre che anche a marzo 2023 i satelliti hanno rilevato danni e malfunzionamenti evidenti alla diga, con l'effetto che l'unica operazione riscontrata fu quella dell'apertura di alcuni cancelli che controllano il flusso.

Il dietrofront russo e l'articolo rimosso dal Washington Post

 Ancor prima dell'alba del 6 giugno, il sindaco russo (cioè nominato dagli invasori) di Nova Kakhovka, Vladimir Leontiev, aveva smentito le voci sulla distruzione della diga. Tempo un'ora e il primo cittadino fa dietrofront e parla del crollo della parte superiore della paratoia. Mosca non sarebbe però l'unica protagonista di un "ripensamento" sulla vicenda della diga. Stando a quanto sostengono i servizi russi, il Washington Post ha rimosso un articolo pubblicato online nel 2022 in cui sosteneva come le forze armate ucraine fossero pronte a far saltare in aria la centrale idroelettrica di Kakhovskaya con missili Himars. Un "esperimento", si legge, "che ha avuto successo". Secondo il Cremlino questa è una "prova" della responsabilità ucraina nella distruzione della barriera sul Dnepr. Come se non bastasse, su Telegram i russi hanno ripescato dagli archivi del 19 aprile un video di analisi militare in cui veniva descritto proprio lo scenario della distruzione della diga, che "avrebbe portato a un parziale allagamento dei nostri campi minati in direzione di Kherson".

I livelli idrici decisamente non normali

 Dubbi e misteri riguardano anche i livelli idrici del bacino. Secondo l'agenzia francese di monitoraggio satellitare Hydroweb (Theia), il livello dell'acqua nel bacino idrico di Kakhovka è aumentato notevolmente prima della distruzione della diga e ha raggiunto il suo livello massimo negli ultimi sette anni. All'inizio di maggio, le autorità della regione di Zaporizhzhia hanno riferito del livello critico nell'invaso. L'acqua salì di 17 metri, ben due metri e mezzo sopra la norma. Tra le ragioni dell'aumento di livello i russi hanno citato: l'acqua alta, lo scarico incontrollato di acqua dalle centrali idroelettriche di Dnipropetrovske Zaporizhzhia e il bombardamento della centrale idroelettrica di Kakhovka da parte dell'Ucraina.

Rischi per la centrale di Zaporizhzhia?

 Oltre agli ovvi e tremendi rischi per la popolazione alluvionata, la distruzione della diga produce un altro effetto altrettanto pericoloso: il calo dei livelli idrici più a monte. Con effetti potenzialmente più gravi, perché a circa cento chilometri più a nord risiede la più grande centrale nucleare d'Europa, controllata dai russi e divenuta celebre a causa del conflitto in corso: la centrale di Zaporizhzhia. Le acque del fiume Dnepr sono infatti fondamentali per raffreddare i sei reattori, cinque dei quali al momento sono ibernati e uno in stand-by. L'Aiea ha tuttavia smentito rischi immediati sulla sicurezza nucleare. Esistono infatti serbatoi alternativi per il raffreddamento dell'impianto.

Perché la diga è importante per i russi?

 La perduta integrità della diga di Kakhovka, lo abbiamo accennato, è molto importante anche per gli occupanti russi. La Crimea, annessa unilateralmente alla Federazione Russa, dipende in maniera decisiva dall'acqua raccolta nel bacino situato 400 chilometri più a nord, in quanto priva di sorgenti proprie. Il lunghissimo canale che trasporta le risorse idriche è stato costruito dall'Unione Sovietica negli Anni Cinquanta. Il presunto attacco alla diga ha inoltre portato scompiglio tra le fila russe, come testimoniato da alcuni scambi interni alla catena di comando. Alcuni analisti vicini al Cremlino hanno evidenziato come "uno dei problemi più acuti degli eserciti post-sovietici sia la mancanza di iniziativa. Diversi combattenti russi che occupavano posizioni avanzate nella zona alluvionale, dopo la distruzione della centrale idroelettrica di Kakhovskaya, sono scomparsi". Si "rimprovera" a questi gruppi militari "l'attesa di ordini dall'alto che sapevano benissimo non sarebbero arrivati". "I comandanti minori sedevano e aspettavano il comando invece di decidere di salvare il personale. La meschinità e la mancanza di iniziativa portano alla morte", si legge su Telegram.

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