L'Est vuole "andare" coi russi. Ma la consultazione non è stata riconosciuta da Usa, Ue e soprattutto Kiev. La polizia prova a chiudere un seggio e finisce con una sparatoria: muore un civile
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Finisce in un plebiscito annunciato il controverso referendum indipendentista nelle regioni russofone dell'Ucraina orientale di Donetsk e Lugansk. Il risultato "sostanzialmente definitivo" annunciato dai promotori della repubblica popolare di Donetsk parla dell'89,07% di voti a favore, 10,19% i contrari. Un voto non riconosciuto dall'Occidente e da Kiev, che parla di "una farsa diretta dal Cremlino". Anche Usa e Ue contestano il referendum.
La comunità internazionale contro il referendum - Che sarebbe finita così lo lasciava presagire anche l'alta affluenza (oltre il 70% a metà pomeriggio) dichiarata dai separatisti del ricco bacino metallurgico-minerario del Donbass, che vale il 20% del pil nazionale. Un voto che per l'Occidente è "illegale", come ha ribadito anche la portavoce del capo della diplomazia europea Catherine Ashton, che il presidente francese Francois Hollande ha bollato come "nullo e non valido" e che gli Usa hanno condannato fin dalla vigilia con parole durissime.
Mosca resta a guardare - Ma soprattutto un voto che per Kiev è una "farsa criminale ispirata, organizzata e finanziata dal Cremlino", come ha denunciato il ministero degli esteri. Sullo sfondo, rispettivamente, le speranze e i timori che la Russia lo possa utilizzare come pretesto per una ulteriore annessione in stile Crimea o per riconoscere un'altra repubblica secessionista, come l'Ossezia del sud e l'Abkazia in Georgia.
Il Cremlino: "Ora dialogo" - Mosca "rispetta l'espressione della volontà della popolazione della regione di Donetsk e Lugansk e spera nel dialogo con i rappresentanti di Kiev". Lo riferisce l'ufficio stampa del Cremlino commentando i netti risultati del referendum indipendentista. Mosca condanna poi "l'uso della forza, compreso l'impiego degli armamenti pesanti contro i civili, che ha provocato vittime umane".
La Russia minaccia il taglio del gas - La Russia minaccia di tagliare il gas all'Ucraina, che - secondo Mosca - ha ormai accumulato un debito di circa 3,5 miliardi di dollari. Il premier russo Dmitri Medvedev ha chiesto all'a.d. di Gazprom, Alexiei Miller, di "introdurre il pagamento anticipato del gas" per l'Ucraina "da martedì". Lo riporta l'agenzia Interfax. Miller ha poi precisato che Gazprom, gigante russo del gas a partecipazione statale, è pronto a interrompere le forniture di gas verso l'Ucraina a partire dal 3 giugno, se questa non pagherà in anticipo il metano per il mese di giugno appunto.
Calma apparente negli altri seggi - Il voto si è svolto in un clima di relativa calma in circa 3000 seggi per circa 5 milioni di elettori (3,2 nella regione di Donetsk, 1,8 in quella di Lugansk), a volte in seggi desolatamente semivuoti, a volte invece con lunghe code, come a Mariupol (dove però c'erano solo otto sedi per mezzo milione di abitanti) o tra le barricate di Sloviansk, roccaforte della rivolta circondata dall'esercito e nelle cui vicinanze si sono udite numerose e forti detonazioni nella mattinata e in serata.
Alcune irregolarità segnalate dai media - Singoli episodi di irregolarità sono stati segnalati da alcuni dei 500 giornalisti stranieri sguinzagliati nell'area, come il voto multiplo in più seggi o con il passaporto di altre persone, oppure pacchi di schede già votate. La consultazione, di trasparente, sembra avere in ogni modo solo le urne: le liste degli aventi diritto sono quelle del 2012 (Kiev ha bloccato i database), le commissioni elettorali sono a senso unico. Ma le migliaia di persone che comunque sono andate ai seggi non si sono posti problemi di legittimità. "E' un modo per far sentire la voce del Donbass contro i fascisti di Kiev, ormai è troppo tardi per tornare indietro", concordano tutti, convinti che "peggio non sarà", in un voto dove si mescolano orgoglio, speranze, rancori.
Ma Per Kiev e l'Occidente, che minaccia Mosca di nuove sanzioni, l'unico voto che conta è quello delle prossime presidenziali del 25 maggio, dopo le quali il vincitore dovrà convocare anche nuove elezioni legislative, come ha annunciato il candidato favorito: un altro oligarca, Petro Poroshenko.
Polizia spara ad un seggio: un morto - Tensione alle stelle durante le operazioni di voto. La consultazione non era stata autorizzata dal governo centrale di Kiev e la polizia ha tentato di chiudere un seggio a Donetsk ma è finita in tragedia. Nel video che sta circolando sui social media si vede un poliziotto perdere la pazienza e sparare a terra e in aria per disperdere la folla. Un proiettile vagante però finisce nel collo di un civile uccidendolo.