Al personale dell'Onu arriva un promemoria via email con le regole da rispettare nelle comunicazioni sul conflitto in corso nel cuore dell'Europa e l'invito a rimanere imparziali anche sui propri profili social
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L'Onu ha vietato al suo personale di riferirsi alla crisi in Ucraina come a una "guerra" o "invasione" privilegiando piuttosto parole come "conflitto" o "offensiva militare". Un appello all'imparzialità nonostante le centinaia di vittime civili e più di un milione di profughi in fuga dagli orrori provocati dall'offensiva di Mosca. Non sfugge la similitudine con la censura che la Russia applica a chiunque usi quelle parole nel suo territorio, stampa in primis.
In una e-mail diretta al personale, il dipartimento delle comunicazioni delle Nazioni Unite ha istruito i dipendenti su come descrivere la situazione in Ucraina: l’indicazione è quella di usare "conflitto" o "offensiva militare" e NON "guerra" o "invasione". Lo riferisce il quotidiano Irish Times. Allo staff dell'Onu inoltre è stato richiesto di evitare di pubblicare la bandiera ucraina sul web, non solo attraverso i siti e i social ufficiali ma anche con i propri profili personali. La politica di comunicazione è stata spiegata nell’email come un modo per evitare il "rischio per la reputazione" dell'organizzazione.
"Questo è un importante promemoria per noi che, come funzionari internazionali, abbiamo la responsabilità di essere imparziali", si legge nell’email. "C'è una seria possibilità di rischio per la nostra reputazione che è stato segnalato da alti funzionari di recente". Una decisione per evitare di esporsi e offendere la Russia, un potente stato membro che detiene uno dei cinque seggi permanenti nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
In Russia i funzionari e la stampa non possono fare uso della parola "invasione" sin dall'inizio. Il termine preferito dal Cremlino è "operazione militare speciale", e il regime di Vladimir Putin è ricorso alle maniere forti per far rispettare questo linguaggio a livello nazionale: la nuova legge sulle fake news impone pene detentive fino a 15 anni per chiunque diffonda notizie ritenute "false", migliaia di persone sono state arrestate per aver protestato contro la guerra, diverse emittenti locali indipendenti sono state chiuse e i media internazionali oscurati.