ASSALTO ALLA ROCCAFORTE

Ucraina, il presidente Ianukovich annuncia la tregua dopo l'ennesimo bagno di sangue

Nuova giornata di scontri: almeno 26 i morti. Barroso: "Shock e sgomento". La Bonino: "Non escludiamo misure eccezionali". Obama: "Non superare il limite"

20 Feb 2014 - 00:51
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Il presidente ucraino Viktor Ianukovich ha annunciato una "tregua" per "fermare il bagno di sangue" e la ripresa dei colloqui con l'opposizione dopo le violenze che a Kiev hanno provocato almeno 26 morti. La decisione è stata annunciata dopo che le truppe antisommossa ucraine hanno lanciato un nuovo assalto su Maidan, nel centro della città. I poliziotti hanno preso posizione intorno al monumento nella piazza, cuore delle proteste antigovernative.

Ucraina, il presidente Ianukovich annuncia la tregua dopo l'ennesimo bagno di sangue

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Al termine di un incontro con i tre leader dell'opposizione, "le parti hanno dichiarato la tregua e la ripresa di colloqui per fermare il bagno di sangue e stabilizzare la situazione", ha indicato la presidenza in un comunicato.

Lungo bagno di sangue - Tra le vittime ci sarebbero diversi agenti, almeno sette, e 13 civili, ma il numero dei morti potrebbe essere destinato a salire ulteriormente. La polizia si è aperta un varco tra le barricate a forza di manganellate e fucilate (per lo più con proiettili di gomma) arrivando fino alle porte del "fortino" di Maidan. Gli agenti sono però accusati di aver usato anche fucili caricati con proiettili convenzionali. Secondo il direttore sanitario del centro medico degli insorti, uno dei manifestanti morti è stato colpito alla testa da un colpo d'arma da fuoco. Nelle violenze si registrano circa 180 agenti feriti, 157 dei quali ricoverati in ospedale. I feriti tra i manifestanti, invece, secondo l'opposizione sono più di 150.

Focolai in altre città - La situazione in Ucraina rischia di sprofondare in una guerra civile, e violenze si segnalano anche in alcune città dell'Ucraina occidentale, tra cui Leopoli, roccaforte dell'opposizione più nazionalista, dove circa 5mila insorti si sono impossessati di un deposito di armi.

La condanna dell'Onu - Condanne delle violenze sono arrivate intanto dal segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, dal capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton (che ha convocato un Consiglio dei ministri degli esteri europei straordinario per la situazione in Ucraina per giovedì alle 14), dalla Casa Bianca (con Obama che avverte di "non superare il limite") e dalla Nato. L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, Navy Pillay, ha chiesto una "indagine indipendente urgente". Mentre Mosca accusa l'Occidente: è il "risultato diretto" della politica di Usa-Ue.

Appello del Papa: "Stop a violenze" -
Appello di Papa Francesco a dimostranti e governanti ucraini: "Invito tutte le parti a cessare ogni azione violenta e a cercare la concordia e la pace del Paese", ha detto Bergoglio durante l'udienza del mercoledì. "Con animo preoccupato seguo quanto in questi giorni sta accadendo. Assicuro la mia vicinanza al popolo ucraino e prego per le vittime delle violenze,per i loro familiari e per i feriti", ha aggiunto il pontefice.

Barroso: "Scene mai giustificabili" - Dura presa di posizione del presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso: "E' stato con choc e sgomento che abbiamo seguito gli sviluppi nelle ultime 24 ore in Ucraina. Non c'è alcuna circostanza che possa legittimare o giustificare tali scene". La Ue "condanna nel modo più forte possibile l'uso della violenza come modo per risolvere una crisi politica e istituzionale", ha aggiunto il politico portoghese.

La Bonino: "Si rischia una guerra civile alle porte dell'Ue" - "Nonostante i margini negoziali fra governo ed opposizioni appaiano in queste ore ancora più ridotti", per il ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, non esiste "alcuna vera alternativa alla ripresa del dialogo, che l'Ue intende sostenere con il massimo impegno. In caso di continuazione delle violenze, non escludiamo il ricorso a misure restrittive eccezionali". Perché, spiega, "va considerato, e scongiurato, il rischio concreto di una guerra civile alle porte dell'Unione Europea".

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