Putin annette quattro regioni ucraine: la cerimonia al Cremlino
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Il leader ceceno attacca i comandi russi dopo il ritiro dalla città strategica di Lyman: "Dovrebbero essere prese misure più drastiche"
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Dopo il ritiro dalle truppe russe dalla città strategica di Lyman, nella regione di Donetsk, il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha invitato Mosca a valutare l'impiego di un'arma nucleare a basso potenziale in Ucraina. "A mio parere dovrebbero essere prese misure più drastiche, fino alla dichiarazione della legge marziale nelle zone di confine e l'uso di armi nucleari a basso potenziale", ha detto Kadyrov in un messaggio diffuso su Telegram in cui torna a criticare duramente i comandi russi.
L'attacco allo Stato Maggiore russo - "L'ho sempre detto: non c'è niente di meglio della verità espressa, anche se amara, offensiva. Questo è l'unico modo per andare avanti. Pertanto, non posso tacere su quanto accaduto a Krasny Liman", scrive Kadyrov. "Non è un peccato che" il generale Alexander Lapin, comandante del distretto militare centrale e responsabile della difesa di Lyman, "sia mediocre. Lo è il fatto che sia coperto ai vertici dai vertici dello Stato Maggiore. Se potessi, declasserei Lapin a soldato semplice, lo priverei dei suoi riconoscimenti e, con una mitragliatrice in mano, lo manderei in prima linea per lavare la vergogna con il sangue", prosegue il leader ceceno.
Contro il nepotismo - "Il nepotismo dell'esercito non porterà a nulla di buono. Nell'esercito - continua ancora Kadyrov - è necessario nominare persone di carattere forte, coraggiose, di principio, che si preoccupano dei loro combattenti, che si strappano i denti per i loro soldati, che sanno che un subordinato non può essere lasciato senza aiuto e sostegno. Non c'è posto per il nepotismo nell'esercito, soprattutto in tempi difficili", conclude.
Spettro escalation nucleare - Lo spettro di una escalation nucleare dell'invasione russa dopo l'annessione "farsa" di quattro regioni ucraine agita gli Stati Uniti. Joe Biden e il Pentagono, insieme alla Nato e agli alleati europei, prendono sul serio la minaccia di Vladimir Putin e stanno soppesando le eventuali risposte a uno scenario che sembrava sepolto con la fine della guerra fredda.
Frenata sull'ingresso dell'Ucraina nella Nato - Nel frattempo gli Usa frenano sulla richiesta di adesione accelerata alla Nato da parte di Kiev per non aggravare il quadro: il segretario di stato Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan confermano la politica delle "porte aperte" dell'Alleanza ma per ora, sottolineano, "il modo migliore per sostenere l'Ucraina è il supporto pratico sul terreno".
Al momento non ci sono pericoli - "Dopo tutte le chiacchiere e le minacce da parte di Putin, c'è il rischio che prenda in considerazione l'uso dell'arma nucleare, ma al momento non vediamo indicazioni sull'imminente uso di armi atomiche", ha spiegato ancora. Sullivan ha anche ricordato che gli Stati Uniti "privatamente sono stati chiari" con Mosca su quali sarebbero "le conseguenze" e "l'azione risoluta" degli Usa ma, ha precisato, "non le telegraferemo pubblicamente".
Militari pronti a tutto - E ha messo in guardia che "i militari americani in Europa sono pronti a ogni evenienza", dopo che il loro numero è salito a oltre 100 mila uomini in seguito dell'invasione russa: un numero che non si vedeva dal 2005, quando era in corso la "guerra al terrorismo", scatenata dopo l'11 settembre. Washington mantiene quindi una ambiguità strategica. Ma molti esperti ritengono che la prima risposta a uno 'strike' nucleare russo, probabilmente una bomba tattica, sarebbe di tipo convenzionale, con un attacco alla base e all'unità militare responsabile del lancio e/o la distruzione della flotta del Mar Nero.
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