Kherson liberata, la gente in festa
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Le bandiere giallo-blu, nascoste per otto mesi, tornano a sventolare nella città. La conseguenza più evidente della fine dell'occupazione è che la russofona Kherson oggi parla ucraino
di Olga Bibus© Ansa
Le bandiere giallo-blu erano state infilate di fretta dentro dei sacchetti di plastica e seppellite in giardino oppure nascoste sotto le mattonelle. Se gli occupanti dell'esercito russo piombavano in casa per una perquisizione a sorpresa, come avveniva spesso, non dovevano trovare segni che potessero tradire il sostegno al proprio Paese: l'Ucraina. Dall'11 novembre, quelle stesse bandiere sono state tirate fuori dai loro nascondigli e sventolano fiere sugli edifici di Kherson, tornata a essere ucraina dopo otto mesi di occupazione russa. Poco importa agli abitanti della città se i russi prima di andarsene li hanno lasciati senza elettricità, gas e rete Internet. "Meglio senza luce, senza acqua, senza riscaldamento, ma senza i russi", è lo slogan che circola in questi giorni.
La rete Internet è stata in parte già ristabilita e su Telegram circolano video di abbracci commossi dei soldati con i loro familiari e le telefonate degli abitanti di Kherson a parenti e amici che hanno lasciato la città nelle prime settimane di occupazione, quando c'erano ancora vie di fuga: "Siamo liberi, Slava Ukraïni (Gloria all'Ucraina)".
Kherson, città russofona, oggi parla ucraino. Questa è una delle conseguenze più evidenti dei mesi sotto occupazione russa. Nei video che arrivano da Kherson si sente parlare ucraino per le strade, nelle telefonate tra chi è stato liberato e i loro parenti. Si scrive in ucraino nelle chat Viber dei quartieri e su gruppi Telegram locali, anche in quelli che fino al 24 febbraio usavano il russo come lingua di comunicazione. La guerra, infatti, come scrive Andrew E. Kramer sul New York Times "ha accelerato la frattura culturale tra Russia e Ucraina". Il contrario di quello che si auspicava Vladimir Putin.
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Nei mesi di occupazione, l'ucraino era stato vietato. Non era permesso parlare ucraino o ascoltare canzoni in ucraino. Le persone potevano subire perquisizioni in strada, se sul cellulare venivano trovate foto considerate compromettenti - poteva essere un semplice selfie mentre si indossa la vyshyvanka, la tradizionale camicia ucraina - si rischiava di essere picchiati o catturati.
Lo sa bene Denis, che è stato catturato per aver partecipato a una manifestazione contro l'occupazione all'inizio di marzo. Lo hanno torturato per giorni in uno scantinato. Ne è uscito più determinato che mai a cacciare dalla sua città gli occupanti russi. È diventato uno degli attivisti del Nastro Giallo, la resistenza di Kherson che attraverso una lotta silenziosa ha contribuito al successo della controffensiva.
Lo sa anche Olga, volontaria di Kherson, catturata per aver continuato sotto occupazione a portare cibo e medicinali agli anziani e alle donne rimaste sole con bimbi piccoli e mariti al fronte. Olga è stata liberata e oggi è tornata a distribuire aiuti umanitari.
Nei giorni della ritirata degli occupanti, i collaborazionisti, che hanno permesso in poche ore all'esercito di Putin di conquistare il capoluogo della Regione, sono fuggiti. Alcuni soldati russi sono rimasti in città, mescolandosi coi civili. Qualcuno di loro è stato già arrestato dal servizio di sicurezza ucraino, come confermano alcuni video pubblicati su canali Telegram locali.
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Tra impianti da ristabilire, supermercati vuoti da rifornire e strade da sminare, chi è rimasto a Kherson festeggia la liberazione. Rimangono in sottofondo le sirene antiaeree, a ricordare che la guerra in Ucraina non è ancora finita. Nella sua visita a Kherson il presidente Volodymyr Zelensky però ha acceso la speranza "dell'inizio della fine del conflitto".