L'intervista a "Zona Bianca": "Se smettiamo di sparare non ci sarà più il nostro Paese"
L'ex presidente ucraino Petro Poroshenko è intervenuto domenica 8 maggio a "Zona Bianca": nella lunga intervista concessa al programma di Rete 4, Poroshenko ha voluto rispondere alle accuse lanciate dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov domenica scorsa proprio a Giuseppe Brindisi.
Poroshenko non crede alle scuse di Putin per le parole di Lavrov che aveva definito "Hitler ebreo" suscitando una forte indignazione da parte di Israele: "Devo dire che le scuse non erano sincere perché se fosse sincero, se volesse farlo sinceramente, non avrebbe lavorato neanche un minuto dopo questa posizione, dopo questa dichiarazione anti-israeliana e anti-ucraina - ha detto l'ex presidente ucraino -. È un fake che sta diffondendo. La seconda posizione è che proprio in questa dichiarazione Lavrov ha accusato l’Ucraina, ha accusato noi, nel nostro diritto, di opporci all’aggressione russa nel 2014. Putin ha riconosciuto che si parlava dell'esercito regolare russo che ha occupato la Crimea, è entrato nel Donbass e a partire dal 2014 sta uccidendo i civili. E poi mi ha accusato di aver dato l'ordine di fare la controffensiva, quando abbiamo liberato un terzo del nostro territorio, liberando la nostra terra e difendendo i nostri cittadini. Lui ha insinuato che io nel 2014 abbia creato le forze armate ucraine e non ne avevamo, non avevamo come difenderci. Queste forze armate erano molto motivate e in cinque anni della mia cadenza abbiamo armato benissimo queste forze armate, insieme ai nostri partner della Nato. Questo non è piaciuto a Lavrov".
Sempre in merito alle parole di Lavrov, che puntava il dito proprio contro Poroshenko: per il ministro degli Esteri russo, infatti, sarebbero stati gli ucraini a non voler rispettare gli accordi di pace: "Perché non riusciamo a metterci d'accordo? La causa è una sola: noi ucraini vogliamo vivere e loro, Putin e Lavrov, vogliono ucciderci - ha affermato -. Voglio ricordare che nel 2014 la prima cosa con la quale ho iniziato la mia presidenza è stato il cessate il fuoco unilaterale e completo per dieci giorni. Avevo dato ai russi dieci giorni per poter lasciare i territori ucraini occupati. E dopo, alla scadenza di questi dieci giorni ho deciso per la controffensiva. In seguito a questa controffensiva abbiamo liberato due terzi del Donbass occupato, quando avevamo ancora le sanzioni e le limitazioni per la fornitura delle armi da parte dell’Unione Europea, a causa di Janukovyc. Abbiamo liberato questi territori perché avevo il completo sostegno della popolazione ucraina".
E, sulla situazione legata all'attuale conflitto, Poroshenko conclude: "Voglio dire al signor Lavrov che se l'Ucraina smette di sparare, anche adesso, non ci sarà più l'Ucraina. Ma se la Russia smette di sparare allora ci sarà la pace. Questa è la differenza delle nostre posizioni. E poi, alla fine, Putin, dopo tutto quello che ha raccontato Lavrov nella sua intervista, doveva immediatamente licenziarlo oppure addirittura fargli assumere la responsabilità per le sue dichiarazioni".