primo articolo su "die welt"

Ucraina, la giornalista russa anti-guerra: "Ho aiutato la propaganda di Stato e me ne vergogno"

"Uno dei compiti era quello di raccontare costantemente quanto sia brutta la vita negli Stati Uniti, nell'Occidente in generale", racconta Marina Ovsyannikova nel suo primo articolo per "Die Welt"

14 Apr 2022 - 14:25
 © Dal Web

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Marina Ovsyannikova, la giornalista russa dissidente diventata famosa per aver mostrato un cartello contro la guerra nella tv russa, ha scritto il suo primo articolo sul giornale tedesco Die Welt, dal quale è stata assunta di recente. Nel lungo scritto, la donna si è scusata per aver aiutato la propaganda russa. "Mi dispiace sinceramente di aver contribuito a rendere zombie i russi con la propaganda di Stato, vi ho contribuito fino al giorno in cui ho protestato. E me ne vergogno", ha ammesso Ovsyannikova.

"Per molti anni ho lavorato per l'emittente statale russa Perwyj Kanal e sono stata coinvolta nella creazione della propaganda; uno dei compiti era quello di raccontare costantemente quanto sia brutta la vita negli Stati Uniti, nell'Occidente in generale e in Ucraina. Il mio lavoro comprendeva anche l'analisi di influenti giornali internazionali per cercare articoli che parlavano bene di Putin e della Russia".

La donna racconta poi il suo percorso personale e familiare come madre separata di due figli e con la necessità di lavorare. Ovsyannikova affronta anche le critiche nei suoi confronti, ad esempio da parte di giornalisti indipendenti che "hanno rischiato la vita per molti anni per lottare contro il sistema", verso cui la giornalista esprime però gratitudine e ammirazione.

La giornalista risponde anche a chi crede che "sia una spia britannica in Russia o una spia russa in Ucraina" o a chi le "nega la capacità di riferire in modo indipendente a causa del mio passato", rispondendo "non posso disfare ciò che ho fatto. Posso solo cercare di fare tutto il possibile per aiutare a distruggere questa macchina e porre fine a questa guerra". Ovsyannikova ha infine aggiunto che dopo Bucha "tutti i russi hanno una responsabilità collettiva. Come i tedeschi per i loro crimini nella seconda guerra mondiale, dovremo chiedere perdono per decenni per quello che abbiamo fatto".

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