Maria Alekseyevna Lvova-Belova è accusata di aver pianificato con il presidente Putin, durante l'invasione dell'Ucraina, la deportazione di migliaia di bambini ucraini per la loro russificazione
"Continuiamo a lavorare". Queste le parole di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, 38 anni, commissaria per i Diritti dei bambini presso il Cremlino, commentando il mandato d'arresto della Corte penale internazionale nei suoi confronti e nei confronti del presidente della Russia Putin, con l'accusa di trasferimento forzato di bambini ucraini. Lo riporta la Tass. Ma chi è Maria Alekseyevna Lvova-Belova, la funzionaria al centro del presunto piano per deportare con la forza migliaia di bambini ucraini in Russia e obbligarli alla russificazione?
Maria Alekseyevna Lvova-Belova, dall'ottobre del 2021 commissaria per i Diritti dei bambini della Federazione Russa, solo poche settimane fa aveva rivendicato l'adozione di una 15enne di Mariupol. Sposata con un prete ortodosso, cinque figli naturali e diciotto adottati, è nata nel 1984 a Penza, a 700 chilometri da Mosca; ha lavorato come insegnante di chitarra presso le locali scuole di musica per bambini prima di intraprendere la carriera politica, inizialmente a livello regionale e poi a quello nazionale, entrando nel 2019 fra le fila del partito Russia Unita, quello di Vladimir Putin.
Lvova-Belova, che ha un rapporto molto stretto con il presidente russo Putin, è considerata dagli attivisti internazionali per i diritti umani "una delle figure più coinvolte nella deportazione e nell'adozione da parte della Russia dei bambini ucraini, così come nell'uso dei campi per 'integrarli' nella società e nella cultura russe".
Sul suo profilo Telegram racconta i suoi recenti e frequenti viaggi "umanitari" in Ucraina, per "scortare" personalmente in Russia e aerei carichi di bambini. E non perde occasione di illustrare via social il suo programma per aiutarli a farli integrare nelle nuove famiglie della Federazione.
Lo scorso novembre la donna ha adottato un adolescente proveniente dalla città ucraina occupata di Mariupol dopo che, a suo dire, aveva perso la madre a causa del cancro. La Corte internazionale ne ha chiesto il mandato di arresto per la deportazione illegale di bambini e i loro trasferimento illegale dalle aree occupate dell'Ucraina alla Federazione Russa.
Lvova-Belova era già stata sanzionata dall'Unione Europea nel luglio 2022.
Ironica la sua reazione alla notizia. "È fantastico che la comunità internazionale abbia apprezzato il lavoro per aiutare i bambini del nostro Paese, che non li lasciamo nelle zone di guerra, che li portiamo fuori, che creiamo buone condizioni per loro, che li circondiamo di persone premurose", ha detto. La commissaria, forte del non riconoscimento delle decisioni della Cpi da parte di Mosca, assicura che "continuerà a lavorare".
"I giudici della Corte penale internazionale hanno esaminato i documenti e le prove raccolte dal procuratore e hanno stabilito che c'erano accuse credibili contro queste due persone", Vladimir Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova. "La Cpi sta facendo la sua parte di lavoro, i giudici hanno emesso i mandati d'arresto. La loro esecuzione dipende dalla collaborazione internazionale". Lo ha dichiarato in un video il presidente della Cpi, il giudice polacco Piotr Hofmański, annunciando la decisione odierna della II Camera preliminare.
Le lacrime delle madri, la rabbia dei padri. Da mesi denunciano che gli invasori hanno strappato loro i figli, portandoli dall'Ucraina in Russia, insieme ai bambini orfani dei territori occupati. Anni, se si contano gli appelli lanciati già dal 2014.
Per la Corte dell'Aia, i reati sarebbero stati commessi nel territorio occupato ucraino almeno a partire dal 24 febbraio 2022, l'inizio dell'invasione, e secondo Kiev parliamo di migliaia di deportazioni da parte dell'esercito russo: "Ne sono vagliate oltre 16.000 in Ucraina, temiamo che i numeri reali possano essere ancora più alti", ha evidenziato il procuratore generale ucraino Andrij Kostin. La stima sarebbe di 150mila piccoli ucraini trasferiti e adottati in Russia. Zelensky aveva parlato di 200mila minori deportati. Per loro Putin aveva firmato a inizio invasione un decreto per concedere la cittadinanza russa semplificata.
E i casi seguiti dal procuratore della Cpi Karim Khan "includono la deportazione di almeno centinaia di bambini prelevati da orfanotrofi e case di accoglienza". Molti di questi "sono stati dati in adozione nella Federazione Russa", ha riferito lui stesso.
I russi parlano di 733mila minori ucraini attualmente residenti in Russia: nella fattispecie si precisa che si tratta di una migrazione volontaria di famiglie con figli o di risultati di evacuazioni, come da Mariupol. O ancora frutto dell'opera di persuasione dei filorussi nei territori occupati.
Le famiglie affidatarie dovrebbero ricevere sussidi statali per ogni minore ucraino che accolgono. In tanti ne hanno presi anche 3 o 4. Con l'obiettivo di insegnare loro a essere bravi russi e a dimenticare di essere nati ucraini.