Gli Usa: "Difenderemo ogni centimetro della Nato". L'ipotesi dei media polacchi: "Si tratta di resti di un missile russo fatto esplodere dagli ucraini". Giorgia Meloni si riunisce con gli alleati al G20 per valutare i prossimi passi
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Dopo i missili lanciati contro l'Ucraina dai russi, si è verificata un'esplosione in Polonia provocando due vittime. L'emittente polacca Zet ha parlato inizialmente di due missili russi caduti sul territorio polacco, quindi di un Paese membro della Nato. Il ministero degli Esteri polacco ha poi parlato di "un missile di fabbricazione russa". Secondo l'emittente locale, a provocare l'esplosione sarebbero stati i resti di un missile russo abbattuto dalle Forze armate ucraine. Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha subito convocato una riunione urgente del Comitato per la sicurezza nazionale con il presidente Andrzej Duda. Quest'ultimo ha sottolineato l'inesistenza di prove inequivocabili riguardo a chi ha lanciato i missili e ha sentito al telefono Joe Biden, il quale ha ribadito "il ferreo impegno degli Usa per la Nato". E intanto mette alcuni reparti dell'esercito polacco in stato di allerta. La Russia, da parte sua, respinge ogni accusa: "Non è stato lanciato alcun missile vicino al confine ucraino-polacco, è una provocazione mirata a provocare un'escalation". Alle 21 di mercoledì si terrà la riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Convocato anche un incontro urgante del G7 a margine del G20.
Duda ha parlato anche con il segretario della Nato, Jens Stoltenberg: "Valutiamo l'Articolo 4 del Patto Atlantico", il quale prevede che "le parti si consulteranno ogni volta che, nell'opinione di una di esse, l'integrità territoriale, l'indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata".
I due vettori russi sono caduti precisamente nella zona di Przewodow, vicino al confine con l'Ucraina, nell'area di un sito dove si essiccano i cereali. Secondo testimoni citati dal giornale locale Kurier Lubelski, ci sono state due esplosioni. L'intera zona è stata isolata. "Quelli mostrati dai media polacchi non sono i nostri missili", ha dichiarato il Cremlino.
Esperti Gb: "Sembrano resti di S-300, in uso a Mosca e Kiev" - Intanto arriva una prima analisi tecnica dei resti degli ordigni. Secondo Mark Cancian, analista militare del think tank britannico, le immagini del cratere dell'esplosione sembra mostrare detriti compatibili con i resti di proiettili sparati con il sistema missilistico S-300. Si tratta di armamenti in uso da parte della Russia, ma anche delle forze ucraine come forma di difesa anti-aerea. Stando alla Bbc, che cita fonti e analisti russi, i sistemi S-300 in dotazione del Cremlino non sarebbero in grado di minacciare il territorio della Polonia dalle posizioni in cui sono schierati. Viceversa alcuni di quelli ucraini, dislocati a loro dire anche vicino al confine, potrebbero facilmente raggiungerlo in caso di "funzionamento anomalo".
Ucraina: "Non è stato un nostro missile a colpire la Polonia" - L'Ucraina, da parte sua, nega la "teoria del complotto" secondo cui sarebbe stato un missile di Kiev a colpire la Polonia. "La Russia sta promuovendo una teoria del complotto secondo cui sarebbe stato un missile della difesa aerea ucraina a cadere sul territorio polacco. Il che non è vero. Nessuno dovrebbe credere alla propaganda russa o amplificarne i messaggi. Questa lezione avrebbe dovuto essere appresa dall'abbattimento del volo MH17", ha affermato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.
La risposta della Nato - È stata convocata per mercoledì mattina a Bruxelles una riunione del Consiglio Atlantico della Nato, a livello di ambasciatori dei Paesi alleati. L'obiettivo è fare il punto della situazione. Saranno esaminati i report sull'accaduto e la Polonia mostrerà i dati in suo possesso e renderà note eventuali sue richieste.
Meloni con gli alleati per valutare i prossimi passi - Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in Indonesia per il G20, si è riunita con gli alleati di Nato e Ue per valutare i prossimi passi. Si tratta, in ogni caso, spiega una nota di Palazzo Chigi, di "un'ulteriore conferma della gravità e delle conseguenze dell'ingiustificata aggressione russa nei confronti dell'Ucraina".
Le reazioni di Usa e Paesi confinanti: "Difenderemo ogni centimetro" - "Il nostro impegno verso l'Articolo 5 della Nato è chiarissimo: difenderemo ogni centimetro di territorio dell'Alleanza", ha dichiarato il portavoce del Pentagono Pat Ryder. Il Pentagono ha riferito di aver avviato subito indagini sull'episodio, mentre le confinanti Lettonia ed Estonia hanno condannato l'azione del Cremlino. "Il regime criminale russo ha lanciato missili che hanno colpito non solo i civili ucraini, ma sono anche caduti sul territorio della Nato in Polonia. La Lettonia sostiene pienamente gli amici polacchi e condanna questo crimine", ha affermato il governo lettone. Seguito dal ministero degli Esteri estone: "Le ultime notizie dalla Polonia suscitano grande preoccupazione. Siamo in stretto contatto con la Polonia e altri alleati. L'Estonia è pronta a difendere ogni centimetro di territorio della Nato. Siamo in piena solidarietà con il nostro stretto alleato".
Zelensky: "Escalation significativa, uno schiaffo al G20" - Sulla vicenda è intervenuto anche Volodymyr Zelensky, parlando dei raid russi come "schiaffo al G20" da parte della Russia e di "escalation molto significativa" per quanto riguarda la questione polacca. "È necessario agire", ha sottolineato il presidente ucraino. "Il terrore non si limita ai nostri confini nazionali. Missili russi hanno colpito la Polonia, lanciare missili al territorio Nato rappresenta un attacco alla sicurezza collettiva".
Tensione alle stelle: dai negoziati ai raid - La Nato è insomma in massima allerta per quella che, se confermata, sarebbe l'ennesima sfida di Vladimir Putin a Occidente e G20. A Bali in giornata russi e ucraini avevano mostrato ai leader mondiali di portare avanti un dialogo tra sordi. Zelensky, in videocollegamento con il summit, ha proposto le sue dieci condizioni per sedersi a un tavolo, ma da Mosca il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha replicato che "l'operazione militare" sarebbe continuata. Perché è Kiev, ha aggiunto, che continua a "rifiutare i negoziati". Dalle parole Mosca è passata ai fatti. E subito dopo che il ministro degli Esteri russo Lavrov ha lasciato Bali, i bombardieri di Putin hanno lanciato un attacco missilistico massiccio che ha colpito una decina tra città e distretti dell'Ucraina. Non solo Kiev ma anche Leopoli, al confine con la Polonia.
Tajani: "Vicini al popolo polacco" - Anche la Farnesina "segue, con la massima attenzione, in costante contatto con la Difesa, con i Paesi europei e con gli alleati della Nato, gli sviluppi della situazione in Polonia. Le mie condoglianze alle famiglie delle vittime. Sono vicino al popolo polacco", ha scritto il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Verso l'applicazione dell'Articolo 5 e l'escalation? - Se confermato, il lancio russo di missili rappresenterebbe un precedente molto pericoloso per il conflitto in corso, con un Paese membro della Nato colpito per la prima volta dalla Russia. Configurando anche un possibile ricorso al celebre Articolo 5 del Patto Atlantico, che impone il soccorso militare a supporto del Paese membro attaccato. Con conseguente escalation militare.
Bloccato l'export di petrolio russo attraverso l'Ucraina - Nel frattempo la mancanza di energia elettrica ha costretto l'Ucraina a sospendere il trasferimento di petrolio russo attraverso il suo territorio verso l'Europa. Kiev ha comunicato all'operatore russo Transneft di essere stata costretta a sospendere il pompaggio del greggio attraverso l'oleodotto Druzhba in direzione dell'Ungheria, ha detto all'agenzia Tass un portavoce della stessa Transneft. Nonostante il conflitto, petrolio e gas russi continuano a essere esportati in Europa attraverso l'Ucraina, che per questo viene pagata da Mosca per i diritti di transito.
Anche l'Ungheria convoca il Consiglio di Difesa - Anche l'Ungheria ha convocato il proprio Consiglio di Difesa, come reso noto dal portavoce del governo Zoltan Kovacs. La decisione è giunta "in risposta all'interruzione del trasferimento di petrolio attraverso l'oleodotto Druzhba e al missile che ha colpito il territorio della Polonia.