A "Quarta Repubblica" l'intervista alla moglie del premier Zelensky: "Invece di condannare l'aggressione si parla di convenienza per entrambi, è una perdita morale"
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"Per noi fermarci significa morire". Sono le parole della first lady ucraina Olena Zelenska nella sua intervista a "Quarta Repubblica" in occasione del terzo anniversario del conflitto. A distanza di tre anni dall'invasione russa sul suolo di Kiev, la moglie del presidente Zelensky ha parlato della difficile situazione internazionale con l'Ucraina messa da parte nelle prime fasi dei colloqui di pace, che hanno visto sedute al tavolo le delegazioni di Mosca e Washington.
Zelenska ha anche parlato della situazione che continuano a vivere gli abitanti del suo Paese: "Noi abbiamo paura quando sugli ospedali pediatrici arrivano i missili - ha detto nel programma di Nicola Porro -. Io ho paura quando ci sono le sirene, quando non so dove sono i miei figli e non riesco a contattarli. Ecco, questa è la paura". Nell'arco di questo triennio alla Casa Bianca è tornato Donald Trump che, negli ultimi tempi, ha criticato in maniera molto aspra la figura di Zelensky: "Invece di condannare l'aggressore iniziano i discorsi sui rapporti convenienti ad entrambi, è una perdita della morale."
Secondo Zelenska i russi hanno operato deportazioni di bambini: "Sappiamo che più di 19 mila bambini sono stati deportati dal territorio ucraino verso il territorio russo, il sistema ucraino ha perso tutte le informazioni su questi bambini. Finora siamo riusciti a farne tornare mille in modi diversi, ma dobbiamo fare in modo di riportarli tutti a casa". Secondo la first lady, una volta in Russia, questi bambini: "cambiano il pensiero sull'Ucraina, su loro stessi come cittadini e ucraini. Questo rende ancora più difficile trovarli e più restano là fuori, più vengono indottrinati".
Infine, sulle possibili dimissioni di Zelensky, Olena Zelenska ha spiegato di non averne parlato con il marito, limitandosi a dire: "Non ha intenzione di fare il presidente tutta la vita - ha detto -, lui vuol dare garanzie di sicurezza all'Ucraina, che devono esserci perché lui lasci il suo posto da presidente. Se un posto all'interno della Nato diventerà questa garanzia, allora potrebbe sicuramente farlo”.