Mosca mette le mani avanti: l'intesa sarà effettiva solo dopo la revoca delle sanzioni a banche e aziende russe. Perché il Mar Nero è così importante e cosa vogliono davvero le parti coinvolte
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I turbolenti negoziati tra Usa e Russia per la tregua in Ucraina, con Kiev e l'Ue a origliare dietro la porta, proseguono tra proclami e annunci che però sembrano non cambiare lo stato delle cose. Il 25 marzo Mosca e Washington hanno però raggiunto un accordo sulla questione che per entrambe le potenze è più urgente di altre: la sicurezza e il ripristino della navigazione commerciale nel Mar Nero. Donald Trump lo considera un dossier primario, come dimostra anche il fuoco scatenato contro gli Houthi che minacciano i flussi mercantili nel Mar Rosso. Vladimir Putin ne ha eguale bisogno per ricucire la cerniera con i mercati occidentali e rilanciare gli scambi con i Paesi africani e asiatici, muovere la flotta in libertà e assicurarsi la calma nel tratto marittimo prospiciente l'annessa Crimea. Ma cosa prevede davvero questo accordo e quanto è importante nel percorso verso la tregua in Ucraina?
Iniziamo con una doverosa precisazione: tutti gli accordi che finora hanno campeggiato sui media di tutto il mondo non sono altro che dichiarazioni di intenti. Nulla di definitivo o di vincolante, come dimostra l'intensificazione degli attacchi reciproci tra russi e ucraini durante i colloqui in Arabia Saudita. E come dimostrano le condizioni inconciliabili che i due Paesi hanno messo sul tavolo. Anche l'intesa sullo stop dei raid sulle infrastrutture energetiche, concluso in simultanea con quella sul Mar Nero, è affetto dalla stessa fragilità operativa.
Prima di addentrarci nel contenuto dell'accordo, la Russia ha già messo le mani avanti. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha riferito che il patto sul Mar Nero entrerà in vigore solo dopo la revoca delle sanzioni contro la Banca dell'Agricoltura russa, la Rosselkhozbank. L'istituto si occupa infatti delle esportazioni alimentari e dei fertilizzanti, i due principali prodotti in partenza dai porti russi sul Mar Nero. Mosca auspica anche la revoca delle sanzioni alle aziende produttrici ed esportatrici di prodotti alimentari russi. Nella dichiarazione rilasciata dal Cremlino si legge infatti: "I punti 1 e 2 dell'accordo entreranno in vigore dopo la revoca delle restrizioni per le aziende che producono ed esportano beni alimentari, compresi prodotti ittici, fertilizzanti, nonché la revoca delle restrizioni all'attività delle compagnie di assicurazione con carichi alimentari, compresi prodotti ittici, e fertilizzanti". Un'altra condizione preliminare posta dal Cremlino è il ritorno delle banche russe al sistema Swift, il protocollo per i pagamenti internazionali dal quale il Paese è stato escluso dopo l'invasione su larga scala dell'Ucraina.
L'accordo mediato dalle delegazioni russa e statunitense rivela la reciproca volontà di alleggerire le sanzioni occidentali contro Mosca. Almeno sulla carta, visto che dal punto di vista pratico non è stato stabilito ancora nulla. Ecco in sintesi i punti principali:
Come "garanzia" di buona fede, le tre parti coinvolte hanno concordato sul già annunciato scambio di prigionieri tra i due eserciti. Al quale gli Usa hanno aggiunto l'impegno per rimpatriare i bambini ucraini trasferiti forzatamente in territorio russo.
Non molto, viene da dire. Se da un lato l'intesa sottoscritta da Usa e Russia costituisce un passo avanti nel disgelo tra Occidente e Mosca, dall'altro le numerose precondizioni e gli avvertimenti snocciolati subito dopo l'annuncio del patto aprono la strada a nuove escalation. Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov, ha ad esempio precisato che qualsiasi movimento delle navi militari russe al di fuori della parte orientale del Mar Nero "costituirà una violazione dello spirito della nuova intesa". E che in tal caso Kiev "eserciterà a pieno titolo il diritto all'autodifesa". Lo abbiamo accennato prima: le questioni principali alla base del conflitto non sono state ancora risolte. Da un lato la Russia chiede la neutralità e la smilitarizzazione dell'Ucraina, dall'altro Kiev non accetta alcuna concessione di sovranità territoriale e politica. La volontà degli apparati americani di congelare la guerra in Ucraina per tirare la Russia verso Occidente e sottrarla alle grinfie della Cina si sposa con la complementare e insieme opposta tattica russa di trascinare gli Usa in colloqui infiniti senza di fatto compiere alcuna apertura significativa per un armistizio vero. Allo stato attuale, sia Trump sia Putin possono vantarsi sulla carta di aver fermato la carneficina, imputando a Kiev di essere rimasta l'unica parte a "non volere davvero" la pace. L'unica svolta avverrà quanto Washington deciderà di alzare la pressione su Mosca, spazzando via l'incertezza e l'ambiguità di accordi parziali e temporanei come quello sul Mar Nero.
La Russia è soddisfatta di continuare il conflitto sulla terraferma, dove sta lentamente ottenendo progressi, sottoscrivendo al contempo un accordo che protegge le sue navi nel Mar Nero, dove l'Ucraina ha acquisito sempre più fiducia e ha danneggiato le imbarcazioni di Mosca. Una tregua marittima consente inoltre al Cremlino di raggiungere un obiettivo che rincorre da mesi: riorganizzare la propria flotta, allontanare gli obiettivi sensibili dal tiro ucraino e mettere in sicurezza strutture strategiche come porti e ponti.
La base delle trattative del nuovo accordo era il cosiddetto "patto del grano", siglato (e saltato) oltre un anno e mezzo fa sempre con lo scopo di garantire il trasporto marittimo. L'intesa fu negoziata nel luglio 2022 tra Turchia, Nazioni Unite e Russia per garantire che l'Ucraina, uno dei principali produttori ed esportatori di grano del mondo, potesse continuare a esportare cereali attraverso i suoi porti meridionali senza essere attaccata. L'accordo ha avvantaggiato la Russia, poiché ha consentito anche maggiori esportazioni agricole dalla Federazione. Tuttavia Mosca si è ritirata dall'iniziativa nel luglio 2023, dopo aver accusato l'Occidente di aver ostacolato quest'ultima parte dell'intesa. Risultato: il Cremlino ha smesso di garantire il passaggio sicuro alle navi cargo dirette e provenienti dall'Ucraina e, di conseguenza, le esportazioni di grano del Paese sono crollate. Ora però Mosca è intenzionata a ripristinare alcune parti dell'accordo sui cereali, in scia alle aperture americane.