L'ex primo ministro a "Controcorrente": "Noi non cederemo il nostro mare e nessun centimetro della nostra terra"
"Questa è la guerra del Cremlino, della Federazione Russa di Putin contro tutto il mondo libero". A parlare in collegamento a "Controcorrente" è Yulia Tymoshenko, ex primo ministro ucraino, secondo la quale "la guerra in Ucraina, per Putin, è solo la prima fase" di un progetto molto più ampio. "Putin vorrebbe vedere una Nato ristretta come nel 1997. Adesso minaccia la Polonia e il suo esercito sta avanzando verso la Finlandia: nessuno può garantire - considera - che non userà le sue forze militari e nucleari verso i Paesi i cui comportamenti non gli piaceranno".
Per questo motivo l'ex primo ministro ucraino sostiene che: "Putin non ha bisogno del Donbass, non ha bisogno di nessuna regione ucraina separatamente. Il Cremlino ha bisogno dell'Ucraina intera perché non crede nella nazione Ucraina e nell'esistenza del popolo ucraino. Io voglio confermare le parole di Biden secondo il quale quello che sta avvenendo in Ucraina è un genocidio".
Intanto Mariupol resta la città al centro dell'offensiva russa: "Per noi rappresenta il dolore - riferisce Tymoshenko che annuncia - cercheremo di difenderla con tutte le forze perché il nostro mare non lo vogliamo lasciare a nessuno così come nessun centimetro della nostra terra. Lì sono rimaste circa 100mila persone, ci sono bambini che non hanno cibo e acqua - spiega - i nostri militari non hanno la possibilità di portare i loro feriti, vivono senza acqua, senza cibo, però la loro lotta eroica fa vedere a tutto il mondo che la città di Mariupol è forte".
Infine sull'operato di Zelensky, Tymoshenko non ha dubbi e conferma il pieno appoggio al presidente e al governo: "Non c'è opposizione, siamo un unico team, un solo cuore". "Zelensky conduce una politica molto forte - dichiara l'ex primo ministro - si trova a Kiev, più volte gli è stato proposto di andare in un altro Paese per salvaguardarsi ma lui è rimasto lì. Siamo tutti a Kiev, sin dal primo giorno. Il potere, il governo, l'opposizione, tutto avverrà dopo la guerra in un Paese democratico. Oggi siamo tutti uniti", conclude.