Madre di sette figli, è stata ministra di vari dicasteri durante il cancellierato di Angela Merkel prima di approdare nell'élite dell'Unione europea
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È ufficiale: Ursula von der Leyen sarà ancora la presidente della Commissione europea. Eletta per la prima volta nel 2019, la sua riconferma è arrivata insieme alle nomine di Antonio Costa, come presidente del Consiglio europeo, e Kaja Kallas prossima a ricoprire l'incarico di Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Nasce l' 8 ottobre 1958 a Ixelles, nei sobborghi di Bruxelles, dove trascorre gran parte della sua infanzia fino all'età di 13 anni, anche perché il padre Ernst Albrecht ricopre vari incarichi nell'appena nata Commissione europea. Il suo percorso accademico è contraddistinto da varie esperienze. Si diploma presso il liceo scientifico di Lehrte. Dopo un anno di archeologia, nel 1977 cambia materia e fino al 1980 intraprende gli studi di economia a Gottinga e Münster. Nel 1980 s'iscrive a medicina alla Scuola Superiore di Medicina di Hannover, dove conseguirà la laurea nel 1987.
E proprio durante l'università conosce Heyko, con cui si sposerà nel 1986. È la madre di sette figli, di cui due gemelle.
Nel 1990 si iscrive alla Cedu, l'Unione Cristiano-Democratica di Germania. Nel 2003 viene eletta deputata al Landtag della Bassa Sassonia. E sempre nel 2003, a seguito della vittoria di Christian Wulff, diventa ministra degli Affari Sociali, delle Donne, della Famiglia e della Salute della Bassa Sassonia. Nel 2005 Angela Merkel la nomina ministra della Famiglia, un incarico ricoperto fino al 2009, anno in cui inizia il suo mandato presso il dicastero del Lavoro e degli Affari Sociali. Nel dicembre del 2013 diventa la prima donna ministra della Difesa della Germania.
Nel 2019 viene eletta, per la prima volta, presidente della Commissione europea. Tra i capisaldi del suo mandato c'è la tutela ambientale, la transizione energetica e l'innovazione tecnologica.
von der Leyen si è impegnata a guidare la realizzazione del "Green New Deal", con l'obiettivo di rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Il 1º gennaio 2021, la Commissione europea ha introdotto il divieto di esportazione dei rifiuti di plastica non riciclabili verso gli Stati che non fanno parte dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse).
Nel 2020 ha firmato l'accordo insieme al primo ministro inglese Boris Johnson, che ha sancito definitivamente l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea.
Per fronteggiare il Covid 19, ha firmato diverse misure di matrice politica ed economica per tamponare gli effetti del contagio e aiutare i Paesi maggiormente colpiti dal coronavirus, come la proposta di chiudere le frontiere di 26 Stati membri dell'Unione europea per 30 giorni. Una misura approvata dal Consiglio europeo.
Si è schierata, sin da subito, al fianco dell'Ucraina a seguito dell'invasione russa. Nel 2022 la sua Commissione ha espresso parere favorevole alla concessione dello status di "candidato ufficiale" a Ucraina, Moldavia e Georgia.