Strasburgo, il voto in Parlamento per la presidente della Commissione Ue
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Il ministro degli Esteri tedesco è la prima donna a diventare presidente della Commissione Ue. Per lei 383 voti e favore e 327 contrari
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Sarà la tedesca Ursula von der Leyen a guidare la prossima Commissione europea, divenendo così la prima donna nella storia europea a presiedere l'esecutivo comunitario. Il Parlamento Ue l'ha eletta per il rotto della cuffia con una maggioranza risicatissima di 383 voti a fronte di 327 contrari. Decisivi a suo favore sono stati i 14 eurodeputati del M5s, il cui voto è stato aspramente criticato dalla Lega che ha votato contro.
A favore di Ursula si è espresso lo schieramento delle forze pro-europee rappresentato dal gruppo dei Popolari, di cui fa parte la tedesca, dai Socialisti e democratici e da Renew Europe, i liberal-centristi di Macron, ma in maniera tutt'altro che compatta. Tra i tre gruppi sono infatti mancati oltre una settantina di europarlamentari, fra franchi tiratori, che hanno cercato di impallinare la candidata, e schede bianche. Nel luglio del 2014 Jean-Claude Juncker fu eletto con una maggioranza ben più comoda: 422 sì e 250 contrari.
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Poco prima del voto i socialisti avevano annunciato che avrebbero dato il loro assenso a Ursula. Ore prima il capodelegazione del Pd Roberto Gualtieri aveva annunciato l'ok del Partito democratico. Ma soprattutto nel gruppo S&D sono covati i mal di pancia, con molte delegazioni nazionali - a partire da quella tedesca, ma anche francese, olandese, austriaca, greca e belga - contrarie alla conferma di von der Leyen. Sulla linea del sì s'erano assestati anche i Liberali mentre il gruppo dei sovranisti Identità e democrazia - di cui fa parte la Lega, il partito di Marine Le Pen e i tedeschi di Afd - alla fine non si è spaccato e ha bocciato compatto la futura inquilina di Palazzo Berlaymont. Chiusura verso la candidata presidente fin dall'inizio era stata espressa anche dai Verdi e dalla sinistra Gue.
La presidente: "Pronta a combattere per il futuro" - "Mi sento molto onorata, la fiducia che riponete in me la riponete nell'Europa, un'Europa forte e unita da est a ovest, da nord a sud, pronta a combattere per il futuro invece che contro sé stessa", ha detto subito dopo l'ok di Strasburgo la von der Leyen, che mercoledì si dimetterà dal suo incarico di ministro della Difesa in Germania. "Il compito che dovrò affrontare pesa su di me ed il mio lavoro comincia adesso", ha aggiunto, ringraziando tutti i membri del Parlamento europeo che l'hanno eletta. Tra i punti del suo programma la lotta al cambiamento climatico, con la presentazione di una svolta verde per l'Europa nei primi cento giorni del suo mandato, un nuovo patto sui migranti ma con l'obbligo dei salvataggi in mare e la promessa di un salario minimo in tutti i Paesi Ue. La von der Leyen si è detta disposta a garantire una proroga della Brexit, "nel caso fosse necessario più tempo per motivi validi", ricordando infine che sarà sua cura garantire la parità di genere nella sua Commissione.
Governo spaccato: ira Lega per il voto del M5s - Il voto di Strasburgo lascerà strascichi pesanti in Italia. In serata l'ira leghista si riversa in una nota che attacca il M5s per puntare, osservano fonti di maggioranza leghiste, indirettamente anche a Conte. "È gravissimo il voto europeo: von der Leyen passa grazie all'asse Merkel, Macron, Renzi, 5 Stelle. La Lega è stata coerente", sono le parole del partito di Matteo Salvini. Parole sulle quali, per il momento, né il MoVimento né Conte scelgono di intervenire. Ma da Palazzo Chigi si osserva che se da un lato il premier non può certo imporre alla Lega il profilo da votare, dall'altro nelle trattative con i suoi omologhi ha lavorato con il massimo sforzo per difendere gli interessi nazionali. E Conte ha definito l'elezione della von der Leyen "un inizio incoraggiante". Ora in Europa le strade di Lega e M5s si dividono ufficialmente. E il rischio è che l'azione del premier ne risulti pesantemente danneggiata nei negoziati, a partire da quello per il commissario. I portafogli su cui punta l'Italia restano quelli della Concorrenza (depotenziata), del Commercio e dell'Industria. Con la seconda opzione data in ascesa nelle ultime ore e il jolly Agricoltura tutt'altro che tramontato.