Nel conflitto del Lago Ciad

Unicef sui baby-kamikaze: dal 2014 sono stati 117 i bambini usati negli attentati

Solo nel conflitto del Lago Ciad che coinvolge Nigeria, Ciad, Niger e Camerun sono stati impiegati 27 minori nei primi tre mesi del 2017

12 Apr 2017 - 11:35
 © -afp

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II rapporto dell'Unicef "Silent Shame: Bringing out the voices of children caught in the Lake Chad crisis" denuncia il numero di "baby-kamikaze" utilizzati in attacchi suicidi nel conflitto del Lago Ciad, che coinvolge Nigeria, Ciad, Niger e Camerun ed è aumentato a 27 nei primi tre mesi del 2017. Inoltre, si legge, "dal 2014 ad oggi, sono stati utilizzati 117 bambini per attacchi con bombe in luoghi pubblici: quattro nel 2014, 56 nel 2015, 30 nel 2016 e 27 solo nei primi tre mesi del 2017".

Nella maggior parte di questi attacchi sono state utilizzate ragazze e per questo sia loro sia i bambini vengono visti con maggiore timore presso i mercati e ai checkpoint, in quanto si sospetta che trasportino esplosivo. "Nei primi tre mesi del 2017, il numero di bambini utilizzati in attacchi con bombe equivale quasi al numero complessivo del 2016, questo è l’utilizzo peggiore possibile di bambini in un conflitto - ha dichiarato Marie-Pierre Poirier, direttore regionale Unicef per l’Africa Centrale e Occidentale -. Questi bambini sono vittime, non colpevoli. Costringerli o raggirarli per utilizzarli in questo modo è riprovevole".

Il rapporto, lanciato tre anni dopo il rapimento di oltre 200 studentesse a Chibok, fornisce racconti preoccupanti di bambini cresciuti in cattività per mano di Boko Haram e su come questi bambini siano guardati con sospetto quando tornano nelle proprie comunità. Inoltre, denuncia ancora Unicef, "le autorità locali devono affrontare una sfida con i bambini che sono stati fermati ai checkpoint e presi in custodia amministrativa per fare loro domande e controlli, facendo crescere la preoccupazione sui prolungati periodi di custodia". 

L’Unicef, alla luce dei dati, chiede alle parti in conflitto di impegnarsi in alcune azioni per proteggere i bambini nella regione. "Quelli presi in custodia esclusivamente per il loro presunto o effettivo collegamento a gruppi armati, dovrebbero essere immediatamente consegnati alle autorità civili per il loro reintegro e supporto. Questa procedura dovrebbe essere attuata in ognuno dei quattro Paesi per i bambini che vengono ritrovati durante operazioni militari". Unicef chiede poi di "garantire cure e protezione ai bambini separati e non accompagnati.

Nel 2016, l’Unicef ha seguito oltre 312mila bambini fornendo sostengo psicosociale in Nigeria, Ciad, Camerun e Niger. Oltre 800 minori sono stati riuniti alle loro famiglie mentre circa 1.500 sono rimasti in custodia amministrativa. Il rilascio di oltre 200 bambini dalle autorità nigeriane, il 10 aprile, "rappresenta un passo positivo per la protezione dei piccoli colpiti dalla crisi". L’Unicef sta lavorando con le comunità e le famiglie per combattere l'emarginazione dei sopravvissuti a violenze sessuali e per costruire ambienti sicuri per le persone che erano state rapite.

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