L'abolizione mette in forse il futuro di 800mila ragazzi entrati illegalmente negli Stati Uniti insieme ai genitori quando erano bambini. Ora il Congresso ha 6 mesi per decidere che cosa fare
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Il ministro americano della Giustizia, Jeff Sessions, ha annunciato che il programma di amnistia per i "Dreamers", che protegge dall'espulsione chi è arrivato negli Usa illegalmente da bambino, è in corso di abrogazione. Il provvedimento, noto come DACA, era stato attivato nel 2012 durante la presidenza Obama. La decisione di abolirlo ha sollevato critiche sia dagli stessi repubblicani sia da parte dei giganti del web.
La versione dell'amministrazione Trump - "È un provvedimento incostituzionale", afferma Sessions, che rimette al Congresso la responsabilità di agire in proposito entro sei mesi. Il futuro di 800mila ragazzi che fino ad ora potevano studiare e lavorare in America anche se entrati illegalmente da bambini, resta incerto. "Ciò non vuol dire che sono cattive persone o che la nazione non li rispetta o li sminuisce in alcun modo - prosegue il ministro della Giustizia americano - vuol dire che stiamo applicando le nostre leggi nella maniera corretta, così come approvate dal Congresso".
Trump: "Grande amore per i Dreamers, Congresso li aiuti" - "Nutro un grande amore per queste persone, che non sono bambini come si pensa, ma in realtà si tratta di giovani adulti. Adesso si spera che il Congresso possa realmente aiutarli. Nel lungo periodo sarà la soluzione giusta". Lo ha detto Trump rispondendo a domande dei giornalisti, dopo l'annuncio della decisione di revocare il programma.
Critiche repubblicane - Il senatore repubblicano John McCain critica la decisione in quanto figlia di un "approccio sbagliato sull'immigrazione". Secondo McCain, invece, "è necessario che entrambe le parti politiche si uniscano per riformare il sistema e garantire la sicurezza delle frontiere". Il senatore ha concluso dicendo di essere "fermamente convinto che i giovani portati illegalmente in questo Paese che non hanno alcuna colpa non debbano essere obbligati a tornare in un Paese che non conoscono".
Lo sconcerto della Silicon Valley - Contro la decisione dell'amministrazione Trump tutti gli amministratori delegati dei giganti del web. Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, ha dichiarato: "È un giorno triste per il paese". Gli fa eco Sundar Pichai, numero uno di Google: "I dreamer sono i nostri vicini, nostri amici e nostri colleghi. Questa e' la loro casa. Il Congresso deve agire subito e proteggerli". L'amministratore delegato di Apple, Tim Cook, ha scritto ai propri dipendenti "chiediamo ai leader di Washington di proteggere i dreamer in modo che il loro futuro non possa essere messo ancora una volta a rischio".
La reazione messicana - "Il Messico è pronto a prendere le misure necessarie ad affrontare l'abrogazione del DACA tramite il rafforzamento dell'assistenza consolare e legale. L'obiettivo è quello di difendere i 'dreamers' che svolgono un ruolo importante nella società Usa", fa sapere il ministero degli Esteri messicano. Il provvedimento dell'amministrazione Trump, infatti, colpisce in pimo luogo gli immigrati irregolari dal Messico, contro i quali l'America sta costruendo un muro al confine.
L'attacco di Obama - Sulla vicenda si è espresso anche l'ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha attaccato frontalmente il nuovo inquilino della Casa Bianca: "Oggi un'ombra è calata ancora una volta su alcuni dei nostri migliori e più brillanti giovani. Prendere di mira questi ragazzi è sbagliato, perché essi non hanno fatto niente di male. Inoltre è autolesionistico e crudele".