In una intervista al "New York Post" il presidente contrattacca e minaccia di dem di desecretare "documenti devastanti per loro"
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In una intervista al "New York Post", il presidente Usa Donald Trump sostiene di non aver mai discusso la grazia per Paul Manafort, l'ex capo della sua campagna elettorale coinvolto nel Russiagate, ma che essa "non è fuori discussione". L'ipotesi, che ha suscitato la condanna dei dem, arriva dopo che il procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller ha accusato Manafort di aver mentito violando il suo impegno a collaborare.
Sul caso Russiagate quindi il presidente Usa prosegue a testa bassa, deciso ad affrontare i propri accusatori. In due delle risposte scritte inviate al procuratore speciale del Russiagate Robert Mueller, Donald Trump ha sostenuto che non era a conoscenza dell'incontro alla Trump Tower con emissari russi che promettevano materiale compromettente su Hillary e che il suo ex consigliere elettorale Roger Stone non gli disse nulla del piano di Wikileaks di diffondere email per danneggiare la rivale. Lo riferisce la Cnn, citando due fonti a conoscenza delle indagini.
In un'altra situazione il presidente passa addirittura al contrattacco minacciando i propri avversari. Nell'intervista al "New York Post", ha infatti minacciato di desecretare documenti "devastanti" per i democratici se apriranno inchieste contro la sua amministrazione quando a gennaio prenderanno il controllo della Camera. "Se vogliono giocare duro, lo farò anch'io: vedranno quanto devastanti sono quelle pagine", ha detto, riferendosi alla documentazione che ha fatto partire l'inchiesta del Russiagate.