Il piccolo Emmett Rauch inghiottì una batteria a bottone a un anno. Dopo quattro anni, il bambino sta bene e può giocare a calcio
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Sembrava un semplice raffreddore, ma si è trasformato in un terribile calvario lungo quattro anni per un bimbo e i suoi genitori. Il piccolo Emmett Rauch, un anno, improvvisamente non riesce più a mangiare e inizia a tossire sangue. La corsa all'ospedale pediatrico di Phoenix, Arizona, rivela cosa sta succedendo al bambino: Emmett ha una batteria a bottone incassata nell'esofago; per salvarlo, è necessario ricostruire il tubo digerente e le corde vocali.
L'esofago del piccolo era distrutto "come se ci fosse esploso un petardo". Emmett rimane in terapia intensiva per otto mesi e subisce ben 13 operazioni nel giro di un anno. Non tutte vanno a buon fine, come l'intervento per ricostruire l'esofago usando metà dello stomaco, che purtroppo fallisce.
Il bambino viene trasferito all'ospedale di Cincinnati, dove i chirurghi accettano di eseguire un'operazione molto delicata, cercando di ricostruire l'esofago con una parte del colon. Oggi, quattro anni e 65 operazioni dopo, Emmett è tornato a casa. Pochi giorni fa i medici hanno rimosso la cannula tracheostomica e il bambino è ora in grado di respirare da solo e condurre una vita normale, anche se il suo stomaco è più piccolo e la sua voce è cambiata.
Ora può inseguire il suo sogno di giocare a calcio. I medici gli hanno concesso di iscriversi nella squadra del suo asilo. "Credo che questo suo grande sogno lo abbia aiutato a superare i momenti più difficili”, racconta il padre Michael Rauch. "Non osavamo - confessa l'uomo - sperare di rivederlo ridere, parlare, giocare. Anche nei momenti più ottimisti, i medici ci dicevano di non illuderci troppo, che il calvario sarebbe durato almeno dieci anni”.
Insieme alla moglie Karla, Michael Rauch ha avviato una fondazione che collabora con la Consumer Product Safety Commission del governo federale per fare opera di prevenzione e ed evitare che simili tragedie possano accadere ad altre famiglie.
Nei quattro anni passati fra ospedali e sale operatorie, la fondazione ha aiutato centinaia di famiglie in tutto il mondo. "Siamo grati che questa esperienza abbia avuto come ricaduta anche qualcosa di positivo – dice Karla Rauch -: ha contribuito e contribuirà a salvare la vita di altri bambini".