Il presidente degli Stati Uniti ha "raccolto" la proposta avanzata dal Senato che ha permesso di sbloccare il voto in Commissione Giustizia
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Il giudice Brett Kavanaugh designato da Donald Trump per la Corte Suprema incassa il primo sì in commissione Giustizia al Senato. Il voto però per la conferma definitiva slitta di una settimana, per consentire all'Fbi di effettuare ulteriori verifiche sul "nominee" accusato di aggressione sessuale.
E' questo il compromesso che giunge a conclusione di una mattinata drammatica a Capitiol Hill e dopo un colpo di scena di cui è stato protagonista il senatore repubblicano Jeff Flake, noto per essere un fiero critico del presidente Donald Trump. Flake aveva cominciato la giornata con quello che sembrava un inusuale "allineamento", annunciando che avrebbe votato sì per far procedere la nomina di Kavanaugh in Commissione e quindi verso il voto definitivo, ma poi è arrivato il "ripensamento" e la proposta di rinviare di una settimana il voto per consentire nuovi accertamenti sul giudice.
Il sì è una decisione sofferta, aveva ammesso lo stesso Flake, dopo le drammatiche testimonianze di giovedì di Christine Blasey Ford, che accusa Kavanaugh di aggressione sessuale durante una festa negli Anni 80, e dello stesso giudice che si è difeso fra rabbia e lacrime: "Mi hanno lasciato più dubbi che certezze ma quello che so è che il nostro sistema di giustizia prevede la presunzione di innocenza dell'accusato, in assenza di prove che corroborino le accuse".
Le proteste - Poi però l'opposizione e la protesta, con diversi democratici che, annunciando il proprio risoluto no, avevano lasciato l'aula durante il dibattito, tra cui i senatori Richard Blumenthal e Kamala Harris che hanno dato voce all'opposizione parlando nei corridoi, che sono stato teatro di una tenace contestazione: il senatore Flake è stato rimproverato per la sua scelta anche da una ragazza di 23 anni, Maria Gallagher, che lo ha affrontato in ascensore: "Guardami negli occhi, anch'io sono stata stuprata".
La presa di coscienza, il tentativo di mediazione e il voto - Eccola allora la "presa di coscienza", il tentativo di mediazione in una giornata di "dramma politico" assaggio dell'autunno rovente che si prospetta in vista delle elezioni di midterm il prossimo 6 novembre: mentre giungono anche notizie che il Grand Old Party fatica ancora ad assicurarsi tutti i voti necessari per la conferma (restano in bilico i voti delle senatrici Susan Collins e Lisa Murkowski), in Senato il voto è ritardato e l'azione si sposta dietro le quinte per una mediazione che sfocia nella proposta di Flake di rinviare il voto in Senato per nuove indagini. Solo a questo punto la commissione Giustizia si esprime e passa il primo sì.
Trump ordina inchiesta all'Fbi su Kavanaugh - Il presidente Trump reagisce prendendo le distanze istituzionali: spetta al Senato gestire il voto per la conferma di Kavanaugh, dice ai cronisti e aggiunge: i senatori incerti "devono fare ciò che pensano sia giusto". Ma ancora una volta nessun dubbio sul suo "nome": "Mai pensato neppure un po'" a eventuali sostituti se il Senato non dovesse confermarlo. Poi raccogliendo la "proposta Flake" ordina all'Fbi un'indagine su Kavanaugh. "Ho ordinato all'Fbi di condurre un'indagine supplementare per aggiornare il dossier del giudice Kavanaugh come richiesto dal Senato - ha detto Trump -, questo aggiornamento deve essere limitato nella portata e completato in meno di una settimana".