Usa, nuova sparatoria a Seattle: ucciso un sedicenne
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Si tratta della quarta sparatoria che si è verificata in città negli ultimi dieci giorni. La zona è presidiata dai manifestanti del movimento Black Lives Matter
Un ragazzo di 16 anni è stato ucciso e un altro è ricoverato in terapia intensiva dopo una sparatoria a Seattle, negli Stati Uniti. Il luogo dove è avvenuta la tragedia è la cosiddetta "Chop zone", vicino al Congresso, presidiata dai manifestanti del movimento Black Lives Matter che protestano per la morte di George Floyd. Si tratta della quarta sparatoria che si è verificata in città negli ultimi dieci giorni.
Autogestione - La zona "Capitol Hill Occupied Protest" è finita sotto l'autogestione dei manifestanti, dopo essere stata occupata pacificamente da centinaia di persone. Negli ultimi dieci giorni si sono però verificate quattro sparatorie.
I precedenti - Nella prima, il 20 giugno, un 19enne è stato ucciso e un 33enne ferito. Il giorno successivo, un 17enne è stato ferito, così come lo è stata due giorni dopo un'altra persona. A seguito dei ripetuti episodi di violenza, le autorità locali hanno dichiarato di valutare lo smantellamento della zona Chop e riaprire la stazione di polizia.
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La polizia: "Zona non sicura" - La direttrice del Seattle Police Department, Carmen Best, ha accusato dimostranti e abitanti di "non essere collaborativi con le nostre richieste di aiuto" e ha descritto l'area come "non sicura, per nessuno". Nel frattempo si sollevano da varie parti del panorama politico richieste di dimissioni nei confronti del sindaco Jenny Durkan, accusata di aver gestito male la situazione.
Secondo i media locali la zona Chop è pacifica e tranquilla di giorno, con volontari che distribuiscono cibo gratuitamente e gente che si rilassa nei parchi, dove è stato anche creato un giardino comunitario. Di notte, tuttavia, la tensione sale quando i dimostranti marciano e persone armate controllano le strade.