Eseguita la sentenza della corte del Texas richiesta dalla famiglia
Gli Usa tornano a parlare di eutanasia a proposito di un caso limite: quello di Marlise Munoz, dichiarata cerebralmente morta, incinta e residente in uno Stato, il Texas, tra i più conservatori della federazione in materia di fine vita.
È arrivata la sentenza di un tribunale a chiudere la vicenda: la spina è stata staccata alla donna come ordinato venerdì dal giudice R. H. Wallace. Il magistrato ha accolto l'istanza della famiglia ordinando all'ospedale di interrompere le terapie, ma si è rifiutato di dichiarare la legge texana incostituzionale.
Marlise, già mamma di un primo bambino, era ricoverata dal 26 novembre, quando era incinta di 14 settimane. Cerebralmente morta, la donna è arrivata a 22 settimane di gravidanza in seguito alla reticenza del personale sanitario dell'ospedale John Peter Smith di Fort Worth, in Texas, a staccare la spina nonostante la richiesta della famiglia a causa della legge vigente.
Approvata nel 1989 ed emendata dieci anni dopo, la normativa del Texas prevede che nessuno può negare a una paziente incinta le terapie salvavita. Sono 31 negli Usa gli Stati che limitano il potere di staccare la spina a donne incinta malate terminali a prescindere dai desideri della paziente o della famiglia.
Il Texas è uno dei 12 Stati con le norme più restrittive che impongono il perseguimento delle terapie, a prescindere dallo stato di avanzamento della gravidanza. Lo scontro fra la famiglia e l'ospedale è arrivato in tribunale. Secondo il giudice Wallace, infatti, la donna è legalmente morta e la legge non si applica per lei.
L'ospedale, dopo aver inizialmente valutato un appello contro la decisione del giudice che ha aveva concesso fino a lunedì alle ore 17.00 per procedere, si è piegato. E ora la famiglia Munoz, che chiedeva da tempo che fosse staccata la spina, ha iniziato i piani per la sepoltura della donna.
Il caso ha spaccato l'opinione pubblica americana e riportato alla mente anche quello dell'italiana Carolina Sepe, la donna che era rimata ferita durante una lite ad agosto e che aveva dato alla luce una bimba il 19 dicembre dopo quattro mesi di coma vegetativo, po deceduta lo scorso 4 gennaio.