Secondo il Pentagono, si tratta di "una notizia preoccupante" ma la minaccia russa "non è attiva né immediata"
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Scenari da guerre stellari tra Usa e Russia, dopo l'allarme lanciato al Congresso per una "seria minaccia alla sicurezza nazionale", identificato dalla Casa Bianca con "nuove capacità di Mosca nello spazio contro i satelliti". Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, non ha tuttavia voluto svelarne la natura né tantomeno dire se si tratta di capacità nucleari, come trapelato sui media americani. Kirby ha tuttavia precisato che "non si tratta di una minaccia immediata e attiva", nel senso che queste capacità "non sono state ancora dispiegate". E ha riferito che il presidente Joe Biden ha ordinato una serie di azioni di risposta, a partire da un'azione diplomatica con la Russia, anche perché lo sviluppo delle capacità russe violerebbe un trattato del 1967 che bandisce le armi di distruzione di massa nello spazio.
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Appare chiaro però che la nuova arma sarebbe in grado di colpire la vasta rete di satelliti statunitensi e dunque di distruggere le comunicazioni civili, il sistema di sorveglianza dallo spazio e pure la rete di comando e controllo delle operazioni militari da parte di Washington e dei suoi alleati. Senza che gli Usa dispongano per ora di strumenti in grado di contrastare una simile eventualità, nonostante la Space Force creata nel 2019 da Donald Trump.
Anche se, proprio in coincidenza con questi sviluppi, il Pentagono ha lanciato un sistema sperimentale di tracciamento missilistico per testare un nuovo piano che mira a coprire l'orbita terrestre bassa con centinaia di satelliti più piccoli ed economici, sul modello Starlink di Musk. L'idea è che, anche se i nemici degli Stati Uniti riuscissero a mettere fuori combattimento alcuni dei loro satelliti, il sistema potrebbe continuare a funzionare spostandosi su altre unità nella rete orbitante.
Da parte sua, la Russia ha replicato negando tutto. "È un altro stratagemma della Casa Bianca per tentare, con le buone o con le cattive, di spingere il Congresso ad approvare gli aiuti a Kiev", ha accusato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Un riferimento al disegno di legge da 95 miliardi di dollari, di cui 60 miliardi per l'Ucraina, approvato in modo bipartisan dal Senato ma in stallo alla Camera, dove lo speaker Mike Johnson si rifiuta di metterlo ai voti perché privo di misure per la sicurezza al confine col Messico. "Invenzioni malevole", gli ha fatto eco il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov, punto di riferimento sul controllo degli armamenti e sulla politica nucleare della Russia. "Se gli Usa fanno qualsiasi tipo di affermazione, dovrebbero accompagnarla con prove", ha incalzato.
È quello cui mira anche il capo della commissione Intelligence della Camera, il repubblicano moderato Mike Turner, il primo a lanciare pubblicamente l'allarme sulla seria minaccia alla sicurezza americana, chiedendo a Joe Biden di declassificare le informazioni "in modo che il Congresso, l'amministrazione e tutti i nostri alleati possano discutere apertamente le azioni necessarie per rispondere a questa minaccia". Un po' come il presidente ha già fatto in passato, svelando in anticipo le mosse di Putin in Ucraina per dettare la linea all'Occidente. Ma questa volta il comandante in capo ha deciso di non divulgare nulla, tenendo conto anche delle preoccupazioni della comunità degli 007. L'uscita di Turner ha però irritato la Casa Bianca, in parte per l'allarmismo suscitato e in parte per il timore di compromettere le fonti dell'intelligence, anche se qualcuno sospetta, come il Cremlino, che potrebbe essere stato un tentativo di imprimere un'accelerazione sui fondi all'Ucraina, di cui Turner è un sostenitore, smarcandosi dai trumpiani. Le informazioni, secondo il New York Times, sono già state condivise con gli alleati e discusse dal Consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan in un inusuale incontro ristretto con la "Gang of Eight", gli otto leader del Congresso abilitati a trattare questioni classificate.
L'esatta natura delle nuove capacità russe nello spazio non è ancora chiara e qualche esperto si chiede perché Mosca dovrebbe usare armi atomiche per distruggere satelliti nemici, quando bastano mezzi meno letali e sofisticati. Peraltro lo farebbe in violazione del Trattato sullo Spazio extra-atmosferico del 1967 tra gli Usa e l'allora Unione sovietica (che vieta le armi nucleari in orbita e nello spazio), anche se Putin ha già abbandonato di recente altri accordi sul controllo degli armamenti risalenti alla Guerra Fredda. In ogni caso sono scenari da "Star Wars", quelli evocati nel 1983 dallo scudo spaziale di Ronald Reagan e archiviati dieci anni dopo senza clamore da Bill Clinton. Ma Washington insegue da tempo Russia e Cina nella corsa alle nuove armi, non solo nello spazio. Come i missili ipersonici, che in Usa sono ancora in fase sperimentale ma che Mosca avrebbe già usato in Ucraina.
Secondo il New York Times, inoltre, il Pentagono ha inviato in orbita un sistema di tracciamento missilistico, parte di un nuovo vasto sforzo per rafforzare la crescente presenza militare nello spazio. La coincidenza con la notizia sulle capacità russe anti-satellite nello spazio è definita "casuale", ma l'iniziativa conferma tuttavia come le preoccupazioni sui progressi russi e cinesi nello spazio abbiano portato gli Usa ad abbracciare modi innovativi per proteggere le comunicazioni vitali, la sorveglianza e i sistemi Gps sul campo di battaglia del futuro.
Il Dipartimento di Stato ha infine approvato la possibile vendita di armi all'Italia, in particolare di missili aria-aria avanzati a medio raggio per un costo stimato di 69 milioni di dollari e di bombe di piccolo diametro con relativo equipaggiamento per un costo stimato 150 milioni di dollari. Il contractor per entrambe le potenziali vendite sarà Rtx.