CHIUSI UFFICI FEDERALI

Usa, Senato in stallo per il muro col Messico: scatta lo "shutdown"

Per la terza volta nel 2018 gli Stati Uniti devono bloccare gli uffici amministrativi per mancanza di fondi

22 Dic 2018 - 21:45
 © twitter

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Scatta lo shutdown negli Stati Uniti, cioè lo "spegnimento" di diverse attività amministrative nazionali a causa dello stallo al Senato per il via libera al finanziamento del muro col Messico. Circa 800mila dipendenti federali dovranno interrompere il loro lavoro e non saranno pagati. Trump si augura un blocco breve e con un video su Twitter spiega il motivo per il quale il muro col Messico è necessario.

"La crisi in termini di attività illegale" al confine con il Messico, ha spiegato il presidente sul social network, "è reale e non si fermerà fino a quando non costruiremo una grande barriera di metallo o il muro. Facciamo iniziare i lavori". Trump ha quindi sottolineato di aver vinto le elezioni con una campagna per mettere fine a "costose guerre all'estero e su confini forti in grado di mantenere il nostro paese al sicuro. Combattiamo per i confini di altri paesi ma non vogliamo combattere per il nostro confine".

La chiusura - parziale, la terza del 2018 - riguarda circa un quarto delle agenzie federali, compresi la Sicurezza nazionale, Trasporti, Agricoltura, Giustizia e Parchi nazionali. Centinaia di migliaia di impiegati restano perciò a casa. I parlamentari hanno trascorso tutta la giornata di venerdì a negoziare con gli emissari della Casa Bianca. Ma, poiché tra le parti è stato impossibile trovare un accordo, il Senato si è aggiornato al 27 dicembre (sebbene per il 24 sia convocata una seduta pro forma). Fino ad allora, comunque, le trattative proseguiranno.

La Casa Bianca, però, non è intenzionata a cedere: dopo aver annunciato il ritiro dei militari Usa dalla Siria e il loro dimezzamento in Afghanistan, chiede uno stanziamento di almeno 5 miliardi per il muro, uno dei cavalli di battaglia dell'Amministrazione Trump. Ma sembra difficile che il provvedimento possa passare: al Senato, infatti, richiederebbe il voto favorevole di almeno nove senatori democratici.

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