8 milliardi in meno di aiuti

Usa, Trump taglia i fondi globali per le interruzioni di gravidanza: in Africa aumentano gli aborti clandestini

Dopo la decisione del presidente americano, in Kenya migliaia di donne non hanno più accesso gratuito ai contraccettivi

26 Mag 2018 - 10:57

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La "Mexico City Policy" firmata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha causato un aumento degli aborti nei Paesi sottosviluppati. La legge, una delle prime firmate da Trump, bloccando i finanziamenti del governo federale alle organizzazioni non governative internazionali che praticano o informano sull’interruzione di gravidanza all’estero, avrebbe dovuto, secondo il tycoon, ridurre il numero di aborti. In realtà in Africa sia i dati sia gli operatori sanitari stessi dicono che sta accadendo l’esatto contrario.

L'accesso alle contraccezioni - La ragione è legata in particolar modo al fatto che non sono stati interrotti solo i finanziamenti inerenti l’aborto, ma anche quelli destinati alla contraccezione. Il Paese africano in cui si registra il più alto uso di contraccettivi è il Kenja (il 64,2% a fronte del 36,4% del resto del continente).
Da una recente inchiesta condotta dalla Cnn nella nazione, è emerso che i tagli conseguenti alla “Mexico City Police” hanno lasciato migliaia di donne senza contraccezione, costringendole a ricorrere ad aborti rischiosi perché clandestini. Le interruzioni di gravidanza sono illegali in Kenya, ma sono in aumento a Kibera, una baraccopoli dove la maggior parte dei residenti vive in estrema povertà, guadagnando meno di un dollaro al giorno, perlopiù attraverso la vendita di porridge (un piatto a base di avena). A causa degli alti tassi di povertà, non sono poche le donne che ricorrono all’iniezione contraccettiva, metodo di prevenzione delle gravidanze più diffuso in Kenja anche perché facile da tenere nascosto ai partner. Il costo del farmaco però è di 4 dollari. Un prezzo troppo alto rispetto allo stipendio giornaliero medio di un abitante kenyota, appena sufficiente a comprare cibo per la famiglia e a pagare l’affitto delle abitazioni.

La storia di Khadijah Dija - Per cinque anni Khadijah Dija - una donna che abita a Kibera, intervistata dalla Cnn - ha chiesto, ogni tre mesi, alla clinica della baraccopoli l'iniezione contraccettiva gratuita. Dopo i provvedimenti presi da Trump, Dija avrebbe dovuto pagare 4 dollari per averla, troppo per una donna sola con due figli e uno stipendio giornaliero di appena 50 centesimi. Così Dija, lo scorso ottobre, è rimasta incinta del suo terzo figlio. Costretta dalle circostanze ad abortire illegalmente (con tutti i rischi del caso), ha dovuto acquistare una pillola che costa dieci dollari, l’equivalente di tutti i suoi risparmi, accumulati grazie a mesi di lavoro.

Gli aborti clandestini - Sono tante le donne che a Kibera per abortire si rivolgono a ostetriche improvvisate e non autorizzate, spesso per interrompere gravidanze al sesto o settimo mese. I giornalisti della Cnn, che hanno incontrato una di queste ostetriche sul suo “posto di lavoro", ovvero nella sua baracca, hanno raccontato di una stanza dalle discutibili condizioni igieniche, “un letto matrimoniale coperto da un sottile foglio di plastica trasparente”, accanto “una borsa con guanti chirurgici, un barattolo di vaselina, cotone idrofilo, alcuni antidolorifici e un ago attaccato a un tubo lungo e sottile, che viene usato per drenare il liquido in un secchio sul pavimento".

La relazione tra "Mexico City Policy" e numero di aborti - La politica di Trump riduce a 8,8 miliardi di dollari i finanziamenti degli Stati Uniti ai Paesi sottosviluppati, che non si applicano solo alla pianificazione familiare, come in precedenza, ma anche alla prevenzione e alla cura dell'HIV e dell' AIDS, della tubercolosi, della malaria e delle malattie infettive.
Non è la prima volta che un presidente americano introduce la “Mexico City Policy”. Il primo è stato Ronald Reagan nel 1985. Otto anni dopo Bill Clinton la eliminò, George W. Bush la ripristinò nel 2001 e Barack Obama la eliminò nuovamente nel 2009. Già nel 2002, un anno dopo la riduzione dei fondi esteri di circa 600 milioni di dollari, gli aborti indotti erano aumentati. Nel 2011 la Stanford University, analizzando i tassi di aborto in 20 paesi dell'Africa subsahariana che ricevevano fondi dagli Stati Uniti per la pianificazione familiare e la salute delle donne, ha scoperto che, quando era in atto la "Mexico City Policy", le donne avevano fino a 2,73 volte più probabilità di abortire rispetto alle donne nelle nazioni in cui la politica non era applicata.

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