Trump non esclude un intervento militare nel Paese ma il presidente lo avverte: "Fermati. Vuoi ripetere il Vietnam in America Latina?". Mosca: "Usare la forza mina i principi di base del diritto internazionale"
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Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha rifiutato l'ultimatum imposto da sette Paesi europei a indire elezioni anticipate dopo l'autoproclamazione a capo di Stato da parte di Juan Guaidò. Il gruppo di Stati Ue, tra cui Francia, Gran Bretagna e Spagna, avevano dato tempo a Maduro fino a domenica per indire le presidenziali, altrimenti avrebbero riconosciuto il leader dell'opposizione come presidente ad interim. "Non cederò", ha affermato Maduro.
Il presidente venezuelano ha inoltre ribandito agli Stati uniti di "non intervenire nei nostri affari interni" per non "ripetere il Vietnam". "Oggi nessuno può rispondere con certezza a questa domanda - ha detto Maduro rispondendo a chi gli ha chiesto se la crisi in atto nel Paese rischi di portare a una guerra civile -. Tutto dipende dal grado di follia e aggressività degli imperialisti del nord e dei loro alleati occidentali. Abbiamo chiesto che nessuno intervenga nei nostri affari interni. E siamo pronti a difendere il nostro Paese".
Al presidente americano, Donald Trump, che ha definito "un'opzione" il ricorso alla forza militare, Maduro ha risposto che Washington rischia un nuovo Vietnam: "Fermati. Fermati. Donald Trump! Stai facendo degli errori che ti macchieranno le mani di sangue e lascerai la presidenza macchiata di sangue. Rispettiamoci, o vuoi ripetere il Vietnam in America Latina?".
Dalla parte di Maduro, e quindi contro l'intervento militare degli Usa in Venezuela, si è schierata la Russia secondo cui "usare la forza mina tutti i principi di base del diritto internazionale". "Gli Stati Uniti - ha spiegato il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov - non fanno mistero del fatto che vogliono ottenere un cambio di regime a qualunque costo". Mosca non solo si oppone a un'intervento militare ma ritiene che "la crisi politica interna in Venezuela può essere risolta solo dai venezuelani stessi". Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, aggiungendo che "l'imposizione di qualsiasi soluzione o il tentativo di legittimare il tentativo di usurpazione del potere è, a nostro avviso, interferenza diretta negli affari interni del Venezuela".
Francia e Spagna si sono invece schierate ancora una volta contro Maduro ed hanno ufficialmente riconosciuto Juan Guaidò che, per Parigi, ha quindi "la legittimità per organizzare le elezioni presidenziali". Il ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian, ha aggiunto che adesso la Francia "si consulterà con i suoi amici europei" per decidere sul riconoscimento di Guaidò come legittimo presidente, come previsto nell'ultimatum scaduto ieri in caso di mancata convocazione del voto.
Stessa posizione per la Spagna. Madrid "riconosce ufficialmente il presidente dell'Assemblea nazionale venezuelana, Juan Guaidò, come presidente incaricato del Venezuela". Lo ha annunciato il premier spagnolo, Pedro Sanchez.
Anche la Gran Bretagna ha preso, ancora una volta, posizione in merito alla crisi venezuelana. Londra "assieme con i suoi alleati europei riconosce Juan Guaidò come presidente ad interim del Venezuela fino a quando si potranno tenere elezioni credibili". Lo ha annunciato il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt. "Nicolas Maduro non ha convocato le elezioni presidenziali entro il limite di otto giorni che avevamo stabilito", ha sottolineato il ministro, augurandosi che questa riconoscimento "ci porti più vicini alla fine di questa crisi umanitaria".
Si sono allineate agli altri Paesi europei anche la Svezia e l'Austria. Il ministro degli Esteri svedese, Margot Wallstrom, e il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, hanno infatti annunciato che riconoscono ufficialmente Juan Guaidò come presidente legittimo del Venezuela.
Anche la Germania e l'Olanda hanno riconosciuto Juan Guaidò come presidente ad interim. "Vogliamo che libertà e la democrazia tornino nel Paese il prima possibile, ha detto il ministro degli Esteri olandese Stef Blok..
Per l'Italia a parlare è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "Tra Venezuela e Italia il legame è strettissimo, questa condizione ci richiede senso di responsabilità e linea condivisa con partner europei. Non ci può essere incertezza o esitazione sulla scelta tra volontà popolare e richiesta di autentica democrazia da un lato e dall'altro la violenza della forza e le sofferenze della popolazione civile".
Salvini: "Non stiamo facendo una bella figura" - "Capisco che ci sono sensibilità diverse nel governo, parte dei nostri alleati ritiene che dobbiamo essere più prudenti ma sul Venezuela non stiamo facendo una bella figura". Lo ha detto Matteo Salvini, vicepremier e ministro dell'Interno, intervistato a Quarta Repubblica su Rete4. Secondo Salvini "Maduro ha finito il suo mandato il 10 gennaio, Guaido' ha deciso di autoproclamarsi presidente, lo prevede la Costituzione". "E' la Costituzione venezuelana che dice che, finito il mandato di Maduro, dittatore rosso, entra in carica il presidente della Camera, Guaidò", ha aggiunto Salvini.
Palazzo Chigi: "Sostegno a rapide elezioni libere" - "L'Italia appoggia il desiderio del popolo venezuelano di giungere nei tempi più rapidi a nuove elezioni presidenziali libere e trasparenti, attraverso un percorso pacifico e democratico, nel rispetto del principio di autodeterminazione". Lo afferma una nota della presidenza del Consiglio spiegando che l'Italia "parteciperà attivamente ai lavori del gruppo di Contatto internazionale".