Parlando alla Camera sul mancato riconoscimento di Guaidò, Di Maio ha spiegato che l'Italia non intende "riconoscere soggetti che non siano stati votati"
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Palazzo Chigi conferma la linea "anti-Maduro". "L'Italia - spiega una nota del governo - non ha mai riconosciuto le elezioni presidenziali tenutesi nel maggio 2018 e ribadisce la necessità di indire nuove elezioni". Quanto al leader dell'opposizione venezuelana, Juan Guaidò, autoproclamatosi presidente ad interim, Di Maio, parlando alla Camera, ha spiegato che il governo italiano non intende "riconoscere soggetti che non sono stati votati".
Il no del governo all'invito di Guaidò All'invito di Juan Guaidò rivolto al governo italiano di "fare la cosa corretta" in merito alla crisi venezuelana, sostenendo che "un'altra Libia qui non è possibile", il vicepremier Di Maio ha risposto indirettamente, sostenendo dunque che Roma non riconosce Guaidò ma "neppure Maduro", ma persegue "la via diplomatica e di mediazione". Di Maio ha spiegato alla Camera anche che "il cambiamento lo decidono i venezuelani: noi siamo dalla parte della pace e della democrazia quindi dobbiamo creare presupposti per favorire nuove elezioni".
Fico: serve terza via, transizione democratica autentica "Il Venezuela di questi anni è un Paese in cui la povertà è drammaticamente aumentata, costringendo centinaia di migliaia di persone a varcare i confini con ogni mezzo per cercare un orizzonte di vita migliore, e in molti casi per fuggire dalla fame. Quanto accaduto in questi anni è complesso e bisogna provare a comprenderlo fino in fondo. In questa situazione s'inserisce l'autoproclamazione di Guaidò. Si possono dare letture diverse delle finalità di questa operazione, ma sono convinto che nessuna di queste possa mai giustificarla". Questa è la posizione espressa dal presidente della Camera Roberto Fico via Facebook.
"Occorre una terza via, che si ponga fuori dalla logica di contrapposizione Maduro-Guaidò, e che metta al centro le condizioni di quegli ampi settori popolari oggi stremati o che sono stati costretti a fuggire - ha aggiunto. - Quando il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres parla di una soluzione di mediazione - quella poi raccolta da Uruguay e Messico - fa riferimento a un percorso condiviso e di pacificazione nell'esclusivo interesse del popolo venezuelano. Il senso è quello di ricercare una vera transizione democratica in Venezuela: perché non possono esistere autoproclamazioni, pretese di legittimità e democrazie fondate sulla regola del più forte. L'Europa, insieme alla comunità internazionale, non dovrebbe assecondare questa pretesa di legittimità, bensì contribuire a una mediazione e farsi sostenitrice e garante di una transizione democratica autentica, forte e condivisa dal popolo venezuelano".
Bernini (FI): equidistanza di Di Maio favorisce Maduro "Né Guaidò né Maduro. Sarebbe equidistanza perfetta quella riconfermata da Di Maio che impone al governo una linea politica ambigua e sconfortante sulla gravissima crisi del Venezuela. In effetti, è una posizione filo-Maduro. Non essersi associati alla risoluzione votata dal Parlamento europeo è stato un errore clamoroso, un atteggiamento pilatesco che isola sempre più l'Italia. Non solo la politica economica anche quella estera viene così delegata ai Cinquestelle, alle loro ideologie scollegate da una visione geopolitica equilibrata. Scollegata dalla tutela dei nostri connazionali e oriundi italiani che sono stati diseredati, affamati da un tiranno violento come Maduro e ora abbandonati a se stessi dal nostro governo". Lo dichiara Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato.
FdI: "E Conte eletto?" "Di Maio dice né Maduro né Guaidò. Prossimo passo proclamare Beppe Grillo presidente del Venezuela? E a proposito di non riconoscere soggetti che non sono stati votati, il ministro può ricordarci in quale collegio si è candidato il presidente Conte alle scorse elezioni politiche?". Scrive così su Twitter il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera Francesco Lollobrigida.