Il significato di espressioni come "regolamento di Dublino", "trattato di Schengen", "hotspot" e "rimpatri"
A Bruxelles si è tenuto un vertice informale fra 16 Paesi dell’Unione Europea. La questione da dirimere è la gestione dei flussi migratori. L’incontro si è reso necessario in particolare dopo il respingimento della nave Aquarius, accolta in Spagna, e quello della Lifeline, alla quale il ministro dell’Interno Mattero Salvini ha impedito l’attracco in un porto italiano. Il premier italiano Giuseppe Conte vuole "superare Dublino", mentre la Lega ha più volte parlato di "rimpatri" e l’Ungheria ha proposto di creare dei "centri di sbarco" in Paesi esterni all’Unione. Ma cosa significano davvero queste espressioni? Ecco una scheda con tutti i termini legati all'immigrazione.
Centri di sbarco Sono stati definiti anche "piattaforme regionali". Si tratterebbe di centri nei quali accogliere i migranti dopo le operazioni di salvataggio in mare, per una prima valutazione del loro diritto d’asilo. Sarebbero simili agli hotspot che sono già stati creati vicino ad alcuni porti italiani. In questo caso, però, la prima proposta era di strutture poste al di fuori dei confini dell’Unione, in particolare sulle coste dei Paesi del Nord Africa da dove parte la maggioranza delle imbarcazioni cariche di persone. Sarebbero stati gestiti assieme da Unione Europea e Onu, ma la Tunisia ha opposto il suo rifiuto. Il presidente francese Emmanuel Macron ha quindi rilanciato la possibilità di “centri chiusi” nei Paesi di primo arrivo, cioè Italia, Spagna e Grecia. Seguirebbe poi una ridistribuzione degli aventi diritto all’asilo tra tutti i membri dell’Unione, pena sanzioni.
Regolamento di Dublino E’ entrato in vigore il 1 gennaio 2014 e tuttora stabilisce che il Paese che deve esaminare la domanda d’asilo, e quindi il primo a dover farsi carico del migrante, sia quello di primo ingresso nel territorio Ue. E cioè di nuovo Italia, seguita da Grecia e poi Spagna. Conte ha proposto di "rivedere del tutto il regolamento", sostenendo che sbarcare in Italia, significa già sbarcare in Europa ed è quindi tutta l’Unione a doversi occupare delle richieste di asilo.
Frontex E’ l’agenzia europea che aiuta gli Stati membri dell’Unione e i Paesi all’interno di Schengen a gestire le frontiere esterne e armonizzare i controlli. La proposta sarebbe quella di farla diventare una sorta di polizia di frontiera, con il mandato di pattugliare i confini e inviare autonomamente le proprie guardie.
Hotspot Come accennato prima, sono aree dove i migranti vengono accolti non appena messo piede in Europa e sono situati nei Paesi di primo arrivo. In queste strutture avvengono le operazioni di identificazione e le persone sono informate sui loro diritti. E’ qui che possono scegliere se richiedere o no il diritto di asilo.
Movimenti primari e secondari I primi indicano la rotta percorsa dai migranti per arrivare in Europa dal Paese d’origine e sono quelli che interessano maggiormente l’Italia. I secondi sono gli spostamenti che effettuano, o vorrebbero effettuare, fra uno Stato e l’altro dell’Unione.
Reinsediamenti Chi viene riconosciuto bisognoso di protezione internazionale, viene re insediato da un Paese fuori dall’Unione a uno all’interno di essa. In Europa vengono ammessi per motivi umanitari o con lo status di rifugiati. Si tratta di un canale di immigrazione regolare e sicuro.
Respingimenti Avvengono quando i migranti vengono rimandati nel Paese d’origine o di provenienza. La richiesta d’asilo è stata negata o comunque non possono più farla.
Rimpatri Se non sussistono le condizioni per accogliere la richiesta d’asilo i migranti vengono rimpatriati nel Paese d’origine. Può avvenire anche per ragioni di ordine pubblico.
Ricollocamenti Sono i trasferimenti da un Paese all’altro della Ue. E’ possibile per i migranti che rientrano nella categoria dei rifugiati, cioè quelli che scappano da guerre o violenze, in base a un sistema di quote fissato a livello europeo. L’Italia accusa gli altri membri dell’Unione di non rispettare queste quote.
Schengen E’ il trattato che sancisce la libera circolazione della persone (e delle merci) all’interno dell’area formata da tutti i Paesi che vi hanno aderito. Sono 26 gli stati europei che rientrano in questa zona e 22 di loro sono anche membri dell’Ue. Si parla di questo accordo quando si paventa la possibilità di chiudere i confini per questioni di sicurezza. E’ avvenuto in particolare a causa di attacchi terroristici o, appunto, per la crisi migratoria. Alcuni Paesi hanno deciso in forma unilaterale di reintrodurre i controlli obbligatori alle frontiere interne. In effetti, per un periodo di tempo limitato, il trattato prevede anche questa opzione.