L'ok definitivo spetta ora al Consiglio Ue, dove è necessaria la maggioranza qualificata. Ecco che cosa prevede il Patto. Orban: "Altro chiodo sulla bara Ue"
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Arriva il via libera finale dell'Eurocamera ai testi del nuovo Patto di migrazione e asilo. Tutti gli atti legislativi che compongono il documento completo con le nuove norme hanno infatti superato il test dell'Aula. Dopo l'approvazione del Parlamento europeo è atteso ora l'ok definitivo del Consiglio Ue, composto dai 27 Paesi membri dell'Unione. Perché il testo passi servirà la maggioranza qualificata. La presidente dell'Eurocamera Roberta Metsola commenta su X il via libera: "Abbiamo fatto la storia con un quadro legislativo per gestire la migrazione e l'asilo nell'Ue". Orban: "Altro chiodo sulla bara Ue" .
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Il documento, approvato nel corso di una sessione plenaria all'eurocamera di Bruxelles, si basa su cinque regolamenti principali, a cui si aggiungono altri testi legislativi, che stabiliscono le norme per condividere fra gli Stati membri la gestione dei flussi migratori in entrata, oltre a stabilire che cosa fare in caso di crisi improvvisa, cioè quando si assiste a un arrivo eccessivo di migranti in uno Stato membro. Le norme regolano anche il trattamento delle persone che arrivano alle frontiere esterne dell'Ue, il trattamento delle richieste di asilo e l'identificazione dei migranti in arrivo. L'accordo si basa sul rapporto fra solidarietà e responsabilità nella gestione dei migranti fra i 27 Stati membri.
Il regolamento sullo screening, confermato dal Parlamento europeo con 366 voti a favore, 229 contrari e 26 astensioni, prevede controlli su cittadini di Paesi terzi alle frontiere esterne dell'Ue. Le persone considerate un pericolo per la sicurezza nazionale o l'ordine pubblico, o se il richiedente ha ingannato le autorità presentando informazioni false sull'identità o sulla nazionalità, e quelle provenienti da Paesi con tassi di riconoscimento dell'asilo inferiori al 20%, inoltre, saranno sempre soggette alla procedura di asilo di frontiera subito dopo lo screening.
Il testo sulla procedura di rimpatrio alle frontiere, invece, è stato approvato con 329 voti a favore, 253 contrari e 40 astensioni. La capacità adeguata a livello Ue per lo svolgimento delle procedure di frontiera, inoltre, sarà di 30mila posti di accoglienza e gli Stati membri dovranno garantire di essere in grado di svolgere le procedure di frontiera sul proprio territorio.
Il Regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione, approvato con 322 voti a favore, 266 contrari e 31 astensioni, lascia sostanzialmente il compito di esaminare la richiesta di asilo di un migrante entrato illegalmente in Ue allo Stato di primo approdo, che dovrà continuare a gestire le prime procedure, salvo alcune eccezioni particolari come i casi di ricongiungimento familiare, i diplomi ottenuti in uno Stato membro, relazioni significative esistenti e conoscenza della lingua.
Gli Stati membri dichiarati sotto pressione migratoria notificheranno invece al Consiglio e alla Commissione la loro intenzione di utilizzare il meccanismo e potranno richiedere una detrazione parziale o totale dei propri contributi di solidarietà. Il nuovo regolamento, come concordato, fissa la soglia minima per le ricollocazioni a 30mila richiedenti e 600 milioni il contributo finanziario. In caso di impegni insufficienti per le ricollocazioni, uno Stato membro beneficiario potrà chiedere agli altri Stati membri di assumersi la responsabilità di esaminare le domande di protezione internazionale delle persone che devono essere rimpatriate nello Stato membro beneficiario, invece di contribuire con le ricollocazioni. I contributi finanziari sosterranno le azioni nell'Ue in materia di migrazione, accoglienza e asilo. Gli Stati membri possono anche fornire sostegno ad azioni nei Paesi terzi o in relazione a questi ultimi che hanno un impatto diretto sui flussi migratori verso l'Ue.
Le norme si applicheranno anche alle situazioni in cui un Paese terzo o un attore non statale ostile provassero a incoraggiare, o facilitare, il movimento di cittadini di Paesi terzi e di apolidi verso le frontiere esterne dell'Ue o verso uno Stato membro, a scopo di destabilizzazione del Paese. Di fronte a una crisi, lo Stato membro interessato dovrà presentare una richiesta motivata alla Commissione, che valuterà la situazione entro due settimane e adotterà una decisione sulla presenza o meno della situazione di crisi.
In situazioni di afflusso massiccio, infine, la soglia per la procedura di frontiera si applicherà ai richiedenti con un tasso di riconoscimento fino al 50%, mentre in situazioni di strumentalizzazione, la procedura di frontiera sarà applicata a tutti gli arrivi, con una soglia portata al 100%. In situazioni di strumentalizzazione, dopo una valutazione individuale, le persone vulnerabili e le famiglie con bambini sotto i 12 anni potrebbero essere escluse dalla procedura di frontiera.
In giornata è stato approvato anche il testo legislativo per l'accoglienza dei richiedenti asilo, secondo cui gli Stati membri dovranno garantire standard di accoglienza equivalenti per i richiedenti asilo per quanto riguarda, ad esempio, l'alloggio, la scuola e l'assistenza sanitaria. I richiedenti registrati potranno iniziare a lavorare al più tardi sei mesi dopo la presentazione della domanda. Le condizioni di detenzione e la restrizione della libertà di movimento saranno regolamentate, per scoraggiare i richiedenti a spostarsi all'interno dell'Ue. L'atto è stato approvato con 398 voti favorevoli, 162 contrari e 60 astensioni.
Ultimo testo approvato quello per una via sicura e legale verso l'Europa. Nell'ambito di un nuovo quadro sul reinsediamento e l'ammissione umanitaria, gli Stati membri si offriranno, su base volontaria, di ospitare i rifugiati riconosciuti dall'Unhcr provenienti da Paesi terzi, che si recheranno nel territorio dell'Ue in modo legale, organizzato e sicuro. La proposta di legge, è stata adottata con 452 voti a favore, 154 contrari e 14 astensioni.
"Il Patto sulla migrazione è un altro chiodo sulla bara dell'Unione Europea. L'unità è morta, i confini sicuri non ci sono più. L'Ungheria non si arrenderà mai alla frenesia dell'immigrazione di massa! Abbiamo bisogno di un cambiamento a Bruxelles per fermare la migrazione". Lo scrive su X il premier ungherese Viktor Orban, che insieme alla Polonia aveva votato no al Patto.