A CHARLOTTESVILLE

Virginia, scontri a corteo suprematista: da destra a sinistra polemiche contro Trump

L'inquilino della Casa Bianca ha condannato le violenze ma non si è schierato. Per questo è stato subissato dalle critiche. La Casa Bianca: "Il presidente ha puntato il dito anche contro Ku Kluk Klan"

13 Ago 2017 - 22:07
 © -afp

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Polemiche contro Donald Trump dopo i violenti scontri tra militanti antirazzisti e suprematisti bianchi a Charlottesville. Negli scontri una persona è morta dopo che un'auto è finita sui manifestanti antirazzisti. Mentre un elicottero della polizia, che sorvolava la città, si è schiantato e due agenti sono deceduti. Trump è intervenuto via Twitter condannando ogni tipo di violenza. Ma da destra a sinistra è stato criticato: "Il diavolo ha un nome".

Scontri tra suprematisti e antirazzisti - Numerosi manifestanti di estrema destra, nella giornata di sabato, si sono presentati al corteo visibilmente armati, cosa che è consentita dalla legge dello stato americano della Virginia, e si sono posizionati in tenuta paramilitare, mostrando fucili semiautomatici, non lontano dalle forze dell'ordine. I primi scontri si sono verificati tra manifestanti e contromanifestanti ancor prima del corteo, con scambi di sassate e bottigliate, e sono proseguiti fino a convincere il governatore a prendere provvedimenti.

Auto sul controcorteo antirazzista - Durante la contromanifestazione degli antirazzisti, poi, un'auto si è schiantata contro la folla: oltre 35 i feriti e un morto, una donna di 32 anni che attraversava la strada. "Una vita è andata persa. Chiedo a tutti di andare a casa", ha affermato Michael Signer, sindaco di Charlottesville, commentando gli incidenti. Intanto l'uomo che si è lanciato con la sua auto sui dimostranti antirazzisti, il 20enne James Alex Fields di Maumee, in Ohio, è stato fermato: l'ipotesi di reato è terrorismo domestico. L'Fbi ha annunciato l'apertura di un'inchiesta per possibili violazioni dei diritti civili.

Tre arresti per gli scontri - La polizia ha poi arrestato altre tre persone per gli scontri a Charlottesville: sono Troy Dunigan, 21enne di Chattanooga (Tennessee), accusato di turbativa della quiete pubblica, Jacob L. Smith, 21enne di Louisa (Virginia), per violenza e percosse, e James M. O'Brien, 44enne di Gainesville (Florida) per avere con sé una pistola nascosta.

Il motivo della manifestazione dei suprematisti - Scopo della manifestazione di protesta era quello di denunciare il progetto della città di Charlottesville di eliminare la statua di un generale sudista favorevole allo schiavismo.

L'intervento di Trump e le polemiche - Sugli scontri è intervenuto anche il presidente americano, Donald Trump, condannando le violenze su Twitter: "Non c'è posto per questo tipo di violenza in America", ha spiegato, chiedendo a tutti di "unirsi e condannare l'odio", Il commento di Trump si è fatto attendere fra le polemiche: nonostante il presidente sia un avido consumatore di informazione televisiva, infatti, la sua condanna è arrivata dopo ore, affidata a un tweet. Inoltre non si è mai schierato contro i suprematisti finendo nel fuoco incrociato di critiche di democratici e repubblicani. Hillary Clinton ha attaccato: "L'incitamento che ci ha portato qui è reale e va condannato così come vanno condannati i suprematisti bianchi". "Caro presidente, il diavolo va chiamato con il suo nome: suprematisti bianchi e terrorismo domestico", ha ribadito il senatore repubblicano Cory Gardner.

La precisazione della Casa Bianca - Dalla Casa Bianca arriva la precisazione che tenta di sedare le polemiche. "La condanna di Donald Trump per gli scontri a Charlottesville include anche i suprematisti bianchi e il Ku Klux Klan. Il presidente condanna tutte le forme di violenza, intolleranza e odio".

La condanna di Bill Clinton - Una condanna degli incidenti è arrivata anche dai democratici, con l'ex presidente Bill Clinton che ha invitato a opporsi in modo secco e deciso al suprematismo bianco. Gli incidenti a Charlottesville sono gli ultimi di una lunga serie negli Stati Uniti, tutti legati alla rimozione di statue e simboli dei confederati della Guerra di Secessione.
 

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