Voto in Bielorussia, "solito" plebiscito per Lukashenko: 84% dei consensi
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Ma l'opposizione accusa: sono elezioni farsa. In gioco c'è la revoca delle sanzioni Ue
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Nessuna sorpresa dalle urne delle presidenziali in Bielorussia. Il presidente uscente, Aleksandr Lukashenko, ha ottenuto l'83,49% dei voti. Si tratta del quinto mandato consecutivo per Lukashenko, dal 1994 alla guida della Bielorussia e considerato dall'Ue come l'ultimo dittatore in Europa. Proteste a Minsk: centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro presunti brogli.
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"Sarebbe un brutto segno se ottenessi meno che nel 2010", aveva ammonito alla vigilia. I suoi tre sfidanti si sono fermati a distanze siderali: Tatiana Korotkevich, attivista del movimento di opposizione "Di' la verità", Serghiei Gaidukevich, leader del partito liberal-democratico, e Nikolai Ulakhovich, presidente del partito patriottico, questi ultimi considerati nomi di facciata.
L'opposizione accusa: "Elezioni farsa" - Priva di un candidato unitario, l'opposizione era scesa in piazza invitando a boicottare queste "elezioni farsa", denunciando brogli e abusi, come la percentuale record del 36% di voti anticipati. Ma la percentuale di affluenza, ufficialmente, è stata altissima (oltre l'80%) e per ora non ci sono proteste per brogli di massa. Per Lukashenko la posta in gioco in queste elezioni è il possibile riavvicinamento con la Ue, contro il quale ha ammonito il nuovo premio Nobel per la letteratura, la bielorussa Svetlana Alexievich: "E' un uomo indegno di fiducia", "è un 'uomo sovietico' e non cambierà mai", ha accusato, ricordando che la Bielorussia resta una "dittatura soft".
Lunedì il giudizio degli osservatori internazionali - Sarà il giudizio degli osservatori Osce, previsto per lunedì, a decidere il corso dei rapporti tra Bruxelles e Minsk, sotto l'occhio sospettoso di Mosca: forse basterà il riconoscimento di qualche "progresso", secondo alcuni diplomatici occidentali, per avviare una "normalizzazione" che dovrebbe passare entro fine mese attraverso la revoca o la sospensione delle sanzioni che dal 2006 isolano il Paese.
Le aperture del dittatore - Lukashenko aveva lanciato dei segnali di apertura: ha criticato l'annessione russa della Crimea rifiutandosi di riconoscerla, ha ospitato i negoziati di pace sull'Ucraina che hanno portato agli accordi di Minsk, lo scorso 22 agosto ha liberato sei prigionieri politici, tra cui l'ex candidato presidenziale Mikola Statkevitch. "Abbiamo fatto tutto quello che l'Occidente voleva alla vigilia delle elezioni. Se c'è il desiderio di migliorare le nostre relazioni, nessuno e nulla può impedirlo: ora la palla è saldamente nel campo europeo'', ha avvisato Lukashenko al seggio dove ha votato.
Al seggio con l'inseparabile figlio, suo erede - Che l'Occidente provi a riavvicinarsi a quello che nel 2005 l'allora segretario di Stato Usa Condoleezza Rice definì come "l'ultimo dittatore d'Europa" lo dimostra anche la foto che Obama e la moglie Michelle hanno accettato di farsi scattare insieme a Lukashenko e all'inseparabile figlioletto Kolia (con lui anche al seggio oggi) alla recente assemblea generale dell'Onu. Del resto i rapporti di Lukashenko con Putin non sono dei migliori. Nei giorni scorsi ha respinto la richiesta del leader del Cremlino di costruire una base aerea in Bielorussia, cosa che significherebbe la fine della neutralità e quindi dell'indipendenza di Minsk, che pure resta il primo e più solido alleato della Russia nell'ex Urss.