Fotogallery - Proteste in Yemen dopo attacco Usa-Gb a Houthi
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Un portavoce delle milizie filo-iraniane fa sapere che gli attacchi non hanno avuto un impatto significativo e non hanno provocato feriti: "La nostra risposta sarà forte". Intanto Washington e Londra continuano a bombardare il Paese
Gli Houthi non hanno intenzione di fermarsi dopo i raid con cui Usa e Gran Bretagna hanno cercato di colpire loro posizioni strategiche nello Yemen. Secondo Mohammed Abdulsalam, portavoce delle milizie filo-iraniane, gli attacchi non hanno avuto un impatto significativo e gli Houthi vogliono continuare a impedire alle navi commerciali di passare attraverso il Mar Rosso e il Mar Arabico. Un altro funzionario, Nasruldeen Amer, ha promesso "una risposta forte ed efficace" visto che "non abbiamo subito perdite". Intanto un nuovo raid è stato sferrato da Washington e Londra: l'ultimo bombardamento ha colpito il sito Houthi da cui è stato lanciato un razzo a Hodeida, città portuale dello Yemen.
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L'ultimo attacco statunitense nello Yemen ha colpito una base militare a Sanaa ed è stato effettuato dalla nave da guerra USS Carney con missili Tomahawk. Lo ha reso noto il Comando Centrale degli Stati Uniti, secondo cui l'attacco è stato "un'azione successiva su uno specifico obiettivo militare associato agli attacchi effettuati il 12 gennaio, progettato per ridurre la capacità degli Houthi di attaccare navi marittime, comprese le navi commerciali". Capacità che però, secondo le milizie alleate dell'Iran, non sarebbero state intaccate.
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Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito che l'Italia è stata "avvertita dell'attacco contro gli Houthi dagli Stati Uniti" e che il governo non ha subito pressioni per un intervento, ma che il Paese ha dato il proprio "sostegno politico alla difesa della libera circolazione mercantile del Mar Rosso".
"Non abbiamo avuto richieste di partecipare agli attacchi perche' i nostri alleati sanno benissimo che abbiamo bisogno di un'autorizzazione parlamentare. Non possiamo intervenire militarmente se non a seguito di una risoluzione internazionale o della richiesta di aiuto da parte di un paese". Così il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
Intanto in questi giorni a Teheran gruppi di manifestanti si sono radunati davanti all'ambasciata britannica per protestare contro i raid sulle milizie filo-iraniane. In alcuni video si vedono i dimostranti che bruciano le bandiere americane, inglesi e israeliane.